Fotografie di Giuseppe Preianò
La pioggia, stanca di osservare un mondo sempre uguale, disse un giorno al Cielo:
“Io posso dipingere il mondo di un solo grigio colore.
La Tempesta, mia sorella, sprigiona grandi arcobaleni; il Temporale, mio fratello, trafigge con l’impeto violaceo della folgore”.
“Tu puoi essere tante cose invece!“, rispose il Cielo.
“Puoi essere pioggia, pioggerella, acquerugiola, acquetta e persino acquazzone di primavera.
Il mondo si riflette nei tuoi mille specchi e fluendo leggera regali alla Terra succosi frutti”.
“Ciò non mi basta!” ribattè lei stizzita.
“Anch’io vorrei stupire e creare meraviglie!”
Preso da compassione
il Cielo le permise di calare sul mondo come Nebbia
e fondersi con esso
fluttuando coi colori più cangianti
Vagando leggiadra in ogni dove
quella massa densa e azzurrognola
avvolgeva di bruma ogni cosa
sino a celarla alla sua stessa vista
Poi lentamente cominciò a intravedere
insieme alle altissime torri
le cupole e i campanili
che bucando il suo soffice mantello
si svelavano lucenti sotto la sua spessa coltre
Il mondo da lassù pareva assai diverso ora
ed anche gli uomini laggiù rallentarono il passo
ammutoliti da quella meraviglia
Come per magia
emergevano altissime guglie celesti
che animate da trame invisibili
scomparivano ed apparivano fluttuando leggere
Ma stanca di quel gioco
la capricciosa Nebbia chiese aiuto al Vento
che gonfiandosi il petto
con alito potente squarciò uno spicchio di Cielo
mostrando l’ombra di un castello
Più in alto
le guglie brillavano ardite con tale bellezza
che anch’egli commosso sparse all’intorno
un velo di polvere turchina
Nell’ora del silenzio
la quiete accompagnava le prime luci della sera
e una musica dolce
colmava i cuori di un canto struggente