Grazie alla loro collocazione allo sbocco dei due più importanti solchi vallivi, i colli che adornano la Bergamo antica sono il luogo ideale per accogliere splendide specie di passo, stanziali e svernanti, che rispecchiano fedelmente la realtà naturale di Bergamo. Perciò i crinali e le selle sono punteggiati dai tanti roccoli che ricordano l’antica usanza del cacciare con le reti.
Tra le catture più singolari o tipiche: l’Assiolo, il Gufo di palude, il Frosone, il Crociere, la Nocciolaia, il Picchio rosso maggiore, il Canapino maggiore….
Si tratta di una tradizione secolare, tramandata di padre in figlio, che sembra aver avuto origine nella Bergamasca ai tempi in cui l’uccellagione era una fonte essenziale di sussistenza per le famiglie e che talvolta era persino occasione di svago e divertimento per nobili e proprietari terrieri.
Non è un caso dunque se sui nostri colli il vocabolo “roccolo” sia così diffuso: basti pensare a Colle del Roccolo, Colle dei Roccoli, Colle Roccolone e a via del Roccolino o via Colle dei Roccoli; lo ritroviamo persino in alcuni antichi fondi agricoli come Alli Roccoli o Alli Prati dell’Usellande.
Ma come avvenivano la caccia e la cattura da posizione fissa? Avvenivano attraverso un sistema piuttosto complesso che sfruttava le linee naturali di passaggio dei volatili intercettando le cosiddette “passate”, ossia le diverse rotte migratorie e quelle degli spostamenti interni.
Per questo motivo il roccolo non era mai isolato, ma faceva parte di un sistema che “colonizzava” strategicamente il crinale ed i versanti.
Intrecciate perlopiù con legni di rovere e carpino, che adeguatamente disciplinati e potati disegnano sequenze di archi, esedre verdi e corridoi, queste architetture verdi arricchiscono ancor di più i già pregevoli caratteri del nostro paesaggio collinare.
E allora, in alternativa alle classiche passeggiate sui i Colli o alla “vasca” in Corsarola, cosa aspettate a visitare il più bel roccolo del Parco dei Colli?
A una mezz’ora da Colle Aperto, stagliato tra il bosco ed i coltivi vi attende un formidabile roccolo tradizionale da cui osservare bellissimi esemplari di avifauna. Bastano solo un paio di scarpe comode e la voglia di lasciarsi incantare da un angolo intatto e suggestivo: il roccolo Casati, o della “Tavernella”, un esempio di architettura vegetale mirabilmente modellata dalle mani dell’uomo, che domina l’abitato di Castagneta e la valletta sottostante, sospesa tra natura e storia.
Per vederlo, possiamo inoltrarci in via Tavernelle e imboccare un sorprendente sentiero boschivo che nel volgere di poco condurrà alla panoramica per San Vigilio.
Oppure si può percorrere l’incredibile scaletta che da Colle Aperto si inerpica su, per l’Orto Botanico, da dove godere di una magnifica vista che comprende anche il belvedere del ristorante Pianone.
Ma vi si può arrivare – e sarebbe la soluzione migliore – attraverso una “direttissima” di circa un chilometro che si diparte da Colle Aperto.
Lasciata alle spalle l’Orto Botanico e superata la curva di via Beltrami, si imbocca a sinistra la via Sotto Mura di Sant’Alessandro, una stradetta a fondo chiuso che s’inoltra nel bosco dove diviene un suggestivo sentiero.
Il percorso è delimitato a sinistra da un tratto di mura veneziane coperte dalla vegetazione, che celano una porta apparentemente insignificante: si tratta della “Porta del Soccorso”, la quinta della fortificazione di Bergamo Alta, la più piccola e nascosta: siamo nella pancia del Forte di S. Marco
Una volta usciti, ci troveremo su via Cavagnis. Svoltiamo a sinistra e percorriamola fino a quando si aprirà un panorama eccezionale: il roccolo con vista sull’abitato di Castagneta, il campanile e le vecchie cascine recuperate.
Giunti nello splendido contesto attorniato da castagneti e vigneti, il Roccolo Tavernella si eleva in posizione strategica lungo la rotta di migrazione dell’avifauna, ricordando un passato in cui la cattura di richiami vivi era utilizzata per la caccia da appostamento fisso.
L’impianto arboreo è definito da un doppio filare concentrico per lo più in carpini neri e bianchi, appositamente sagomati, che un tempo mascherava le reti a maglia fine per la caccia.
Come tutti i roccoli presenti in ambito collinare e montano, presenta una pianta a ferro di cavallo (con al centro alberi da frutto, bacche e uccelli da richiamo in gabbiette), aperta a monte verso il tipico casello di osservazione, da cui l’uccellatore poteva controllare l’intero impianto grazie alle feritoie.
Dal 1986 al ’98 è stato osservatorio ornitologico della regione Lombardia, fornendo un valevole contributo all’inanellamento di quasi 67.000 uccelli migratori, che sono poi stati nuovamente catturati a migliaia di chilometri di distanza ( in tutta Europa e nel Nord Africa), come attestato dalle schede conservate dal proprietario.
Per chi invece vuole cimentarsi in un vero e proprio percorso ornitologico, l’esperto Marco Mastrorilli ne suggerisce uno che parte da Colle Aperto sino a raggiungere il Santuario della Madonna della Castagna, nella parte occidentale dei colli: un percorso alla portata di tutti, da intraprendere preferibilmente da ottobre ad aprile.
Andando alla scoperta delle tante specie di passo che popolano il magnifico anfiteatro delle colline di Bergamo, percorrerete strade e viuzze lastricate che attraversano boschi, prati e splendidi giardini, in un contesto contornato anche da bellezze artistiche.
L’alternanza di boschi, prati, orti, giardini e vigneti lungo un tracciato percorribile in circa 4 ore – ma suddivisibile anche in due o più parti -, consente di comprendere l’importanza della posizione di Bergamo per le specie di passo e quelle legate alle migrazioni verticali durante la stagione invernale.
Lasciata alle spalle Colle Aperto e imboccata via Costantino Beltrami, al bivio per Castagneta si imbocca la panoramica per San Vigilio (via Cavagnis) in direzione via Vetta, attraverso tortuose ed irte strade, sino al panoramico Monte Bastia (470 m s.l.m.).
Gli studi degli anni ’60 (M. Guerra) ci hanno tramandato una memoria storica sulla preziosa ornitofauna urbana della città, con segnalazioni singolari come l’insolita nidificazione di Civetta capogrosso sul Monte Bastia.
Il canto di Paridi, del Picchio muratore, del Codirosso e persino del Codirosso spazzacamino costituiscono contatti comuni, ma uno tra i fenomeni più interessanti osservabili sul Monte Bastia…
…ed anche sul Colle di S. Vigilio….
è il regolare svernamento di una colonia di Rondini montane, osservabili anche nei mesi di dicembre e gennaio.
Il Dr. Guerra, ex direttore del Museo di Storia Naturale di Bergamo, seguì per numerosissimi anni questo fenomeno che puntualmente ogni inverno si ripete ed è attribuibile ad una felice esposizione e soleggiamento di questi colli termofili, soleggiati anche nei periodi in cui nebbia e freddo intorpidiscono la pianura e isolano la parte alta della città di Bergamo, cullata dal sole.
L’Upupa e il Torcicollo – quest’ultimo altamente mimetico – sono altre specie frequenti che si odono cantare e si osservano nei giardini e persino nei prati e negli orti, vera miniera ornitologica per coloro che amano i colli di Bergamo.
Proseguendo per via S. Orsarola, si prosegue per ombreggiati tornanti sino al colle Ciaregotto per poi giungere al Colle dei Roccoli, uno degli angoli più belli del Parco dei Colli di Bergamo, dove si apre da uno splendido scorcio sulla Val S. Martino.
Lungo le lastricate vie di Bergamo, è possibile inoltre rilevare e osservare, in inverno, altre specie alpine.
Tra i Turdidi, sempre molto diffusi, rinveniamo il Tordo sassello, il Bottaccio, la Cesena e il Pettirosso.
Tuttavia la presenza di conifere nei giardini favorisce anche concentrazioni di diversa entità di Crocieri, Frosoni, Lucarini, Peppole, Fringuelli, Fanelli e nei prati lungo i crinali non mancheranno i Prispoloni, assai comune durante il passo autunnale.
Il raggiungimento del Santuario della Madonna della Castagna permette di unire interessi storici e naturalistici.
Ma se prestiamo attenzione alle aree più aperte intorno al santuario, si può scoprire nelle serate estive la presenza del Succiacapre, specie ben distribuita nel Parco dei Colli.
Dovendo far ritorno a Colle Aperto, la rete viaria e di sentieri pedonali all’interno del parco è talmente ricca di soluzioni che è possibile scegliere sul declivio dei colli almeno 3 o 4 differenti strade parallele che portano comunque in Bergamo Alta, ma è auspicabile imboccare via Fontana che c’introdurrà nella Riserva della Valle d’Astino.
Qui ci aspetta l’ex monastero di Astino, opera dei frati Benedettini, uno dei monumenti di Bergamo più affascinanti, adagiato com’è in un terrazzo prativo circondato da boschi di latifoglie, con prevalenza di castagno.
I pendii più impervi ospitano il Saltimpalo e l’Averla piccola, ma la particolare disposizione dei colli permette di udire il tambureggiamento del Picchio rosso maggiore che nidifica nel vicino bosco….
Presenti anche il Canapino, il Beccafico, lo Zigolo muciatto e nei tratti più soleggiati, in primavera inoltrata, è stato osservato l’Occhiocotto.
Trovandoci nell’area comunale con la maggior concentrazioni di rapaci notturni, troviamo tre coppie territoriali di Allocco, due coppie di Civetta, una di Barbagianni ed una di Assiolo.
Emozioni garantite per coloro che volessero provare un contatto con il metodo del play back.
Sulla via del ritorno, imboccando la via Lavanderio, si sale tra paesaggi incantati sino alla via dei Torni, che ci condurrà alla chiusura del nostro anello.
Qui è stata segnalata la presenza – o nidificazione – del Tordo Golarossa, osservato a dicembre nella conca d’Astino, della Sterpazzolina, che sfruttando il clima mite di alcuni pendii, è stata osservata in periodo riproduttivo nel vicino Pascolo dei Tedeschi e dello Zigolo nero in pieno periodo riproduttivo in località Fontana.
Al termine di una giornata così emozionante e remunerativa, non resta che far ritorno, soddisfatti, in Colle Aperto.
Riferimenti essenziali
Marco Mastrorilli. Quaderni di Birdwatching: Birdwatching nella pianura bergamasca.
buongiorno, il roccolo della tavernella è visibile? o meglio aperto al pubblico?
Buongiorno, mi scuso per il notevole ritardo. Credo sia fruibile solo in occasione di visite guidate. So che la bravissima Guida Tosca Rossi ne ha tenute alcune. Provi a contattarla su Facebook, sicuramente le darà delle indicazioni.
sempre brava…piacevoli escursioni alla riscoperta di luoghi un po’ dimenticati della nostra bellissima citta’ e d’intorni con
importanti approfondimenti storici e fotografici compresi costumi,tradizioni e natura..
Ti ringrazio di cuore Fulvio! E’ un post che invita a respirare i nostri Colli, con i sensi all’erta, anche ascoltando ed alzando gli occhi al cielo. Un caro saluto!