Nel corso del medioevo, i colli che si stendono a occidente della città murata videro sorgere casolari sparsi, piccoli monasteri, torri ed edifici fortificati, mentre a partire dal Cinquecento – e ancor di più nel Settecento – nacquero case di villeggiatura talvolta concepite come centri di conduzione agricola.
La dimora di maggior emergenza ambientale, Villa Benaglia, deve la particolare denominazione al nome dei Conti Benaglio, i cui discendenti ne detengono tuttoggi la proprietà.
Adagiata su un poggio esposto lungo il versante meridionale , la villa sorse come opera fortificata dominante il sito di Longuelo e la pianura.
Appare infatti evidente l’origine fortificata della costruzione, sia per la particolare posizione e sia per la presenza, poco a valle, di una porta di guardia duecentesca con struttura a doppio arco in pietra: la Stongarda di Longuelo o portone di San Matteo, così chiamata per la vicinanza dell’omonima chiesa, ristrutturata alla metà dell’Ottocento e di patronato dei Conti Benaglio.
In seguito, la villa ha subito profondi cambiamenti fino ad assumere l’attuale aspetto di dimora gentilizia; la trasformazione in residenza per villeggiatura si deve far risalire alla prima metà del Settecento, come testimonia l’iscrizione apposta sul portone d’ingresso: “nobis deus haec otia fecit a.d. 1726”.
Un successivo completamento della villa è stato attuato al principio del 1800, quando la trasformazione e l’ampliamento di un’antica parte rustica ha dato luogo all’attuale corpo di fabbrica a leva.
Uno scenografico viale di cipressi conduce all’ingresso principale che si apre su una corte delimitata a sud dal corpo centrale della villa.
L’altro affaccio è verso valle, con portico, loggia e giardino pensile, cui si innesta un corpo di fabbrica aggiunto probabilmente all’inizio dell’Ottocento.
Il grande giardino, anch’esso sottoposto a vincolo, presenta, insieme agli imponenti cipressi del viale d’ingresso una notevole ricchezza di essenze arboree, alcune delle quali tipiche dei climi più miti: la palma, il nespolo, il platano e il pino marittimo, oltre che faggi, abeti, cedri del Libano e uno splendido esemplare di Bagolaro (1); vi è inoltre un interessante roccolo in rovina.
Il viale d’accesso giunge ad un prato antistante la villa, delimitata a monte da due case rustiche, segnate da pilastri bugnati già aventi funzione di scuderie, rimesse a servizi.
Una corte a prato ha come quinta meridionale il corpo centrale della dimora signorile, cui si accede attraverso un portale settecentesco ad arco che immette all’androne d’accesso, nel punto di collegamento tra le due parti nettamente distinte costituite dall’antico corpo principale e dall’ala aggiunta nel primo Ottocento. Da qui, la villa presenta una semplice fronte alta due piani più l’ammezzato.
A valle si apre invece l’ala più antica, con un elegante portico ad archi a tutto sesto sostenuto da snelle colonne che sostengono un sovrastante, aereo loggiato; il tutto è rivolto verso un giardino pensile con vista sulla pianura, formando una delle presenze architettoniche meglio individuate dei dintorni di Bergamo.
Le aperture nella parete interna del portico, voltato a crociera, non sono in posizione regolare rispetto alle arcate, comprovando con ciò le integrazioni successive; il portico stesso si prolunga fino all’androne d’ingresso, che è laterale rispetto al corpo principale ed ha il portale settecentesco ad arco in asse con il viale d’accesso.
All’interno dell’edificio cinquecentesco, al piano del cortile (cui corrisponde a sud il giardino pensile con balaustra in pietra), vi sono sale con soffitto di legno decorato e pareti affrescate nella fascia superiore.
La sala più notevole, quella all’angolo nord-est, è coperta da una bellissima volta decorata a stucchi con affreschi di fine XVI secolo raffiguranti le otto “Beatitudini” di G. P. Cavagna; nella stessa sala è situato un camino con sovrastante specchio a stucchi con lo stemma della famiglia Benaglio.
Uno scalone, che si svolge entro un alto vano a soffitto piano affrescato, conduce al piano superiore, dove le stanze hanno soffitti con travi di legno decorate.
Al piano terra dell’ala ottocentesca, che è normale alla precedente, vi è un ampio salone decorato con gusto neoclassico, con fregi attribuiti al Bonomini e con un bellissimo soffitto a cassettone.
Lungo il declivio posto a sud della villa, ai confini del suo grande giardino sorge la chiesa di San Matteo con la Casa del Cappellano.
L’antico nucleo è andato formatosi ed assumendo l’attuale configurazione a partire dal Cinquecento e si offre quanto mai suggestivo nella sua nobiltà formale al visitatore che procede lungo la vecchia stradina campestre di Longuelo ed attraversa la Porta della Stongarda.
La chiesa, intitolata all’apostolo di Cristo, fu realizzata nel XVI secolo ed esiste testimonianza di una visita di San Carlo Borromeo del 1575, allorché auspicava la sistemazione di tetto ed intonaci.
Dal 1810 la storia della costruzione si lega a quella della potente famiglia dei Conti Benaglio allorché Gaetano, vescovo di Lodi, l’acquistò dal Demanio e la riaprì al culto con apposito Dispaccio Prefettizio, a seguito della soppressione in epoca napoleonica.
La chiesa presenta una sobria facciata caratterizzata da portale in pietra di Sarnico e due aperture a monofora nella parte alta, coronate da timpano. Al di sotto degli intonaci più recenti affiorano laceri delle malte originali e tracce d’affresco di notevole interesse documentario.
L’interno, a navata unica con volta a botte, mostra un pregevole apparato decorativo di gusto classico, costituito da stucchi finemente modellati che in un contesto oggi provato da un lungo stato d’abbandono ed incuria, testimoniano l’antico fasto, quando incorniciavano importanti quadri oggi altrove.
Al sui interno, la volta è affrescata con putti di gusto barocco ed è presente un antico organo Serassi.
Il nucleo architettonico sul quale svetta l’elegante torre campanaria comprende la Casa del Cappellano, costituendo un pregevole unicum per la soluzione formale dei prospetti improntati alla massima chiarezza compositiva e all’uso omogeneo dei materiali presenti, quali l’arenaria di Sarnico.
Sul fianco sinistro della chiesa di San Matteo vi è anche una chiesetta intitolata alla Madonna di Lourdes, realizzata nel 1911 con facciata in pietra artificiale policroma di stile neogotico, oggi storicizzata nel contesto di appartenenza e ben amalgamata con l’austera eleganza della vicina costruzione rinascimentale.
L’insieme comprende infine il piccolo sagrato e il giardino caratterizzato dalla presenza di alberi da frutto fra cui si nota un’imponente pianta di noce.
Note
(1) Il Bagolaro (Celtis australis L.), chiamato anche spaccasassi, romiglia o lodogno, è un grande albero spontaneo. Il suo legno si presenta chiaro, duro, flessibile, tenace ed elastico e di grande durata, è ricercato per mobili, manici, attrezzi agricoli e lavori al tornio. È inoltre un ottimo combustibile. Questa pianta è conosciuta anche con il nome spaccasassi, dovuto al suo forte apparato radicale che lo rende in grado di sopravvivere e radicare anche in terreni carsici e sassosi.
Riferimenti
Relazioni allegate al decreto di vincolo
Carlo Perogalli, Maria Grazia Sandri, Vanni Zanella, “Bergamo: Villa Benaglia”, Ville della provincia di Bergamo, Rusconi immagini, Milano, 1983, pagg. da 205 a 207.
Alberto Castoldi, Bergamo e il suo territorio, Dizionario Enciclopedico, Bergamo, Bolis Editore, 2004, pp. 219-220:
Ho scoperto questa maestosa villa di delizia, casualmente cercando notizia storiche sulla famiglia Benaglia. e sulla loro villa Benaglia- Viganoni di San Damiano di Brugherio. Agli inizi degli anni ’60 fu demolita per far posto a nuovi palazzi lasciando però parte del giardino e della cinta che la circondava. Le prime notizie risalgono al 1691 quando Luigi Bernareggi detto il bello possiede proprietà a San Damiano di Brugherio . Malgrado detta famiglia non avesse mai riportato l’investitura del Feudo di San Damiano, penso che furono loro a iniziare la costruzione di un caseggiato rurale poi trasformato in palazzo. Solo nei 1711 Carlo VI in tema di nomina comitale ne appoggerà il feudo , non fa cenno però ai termini di “fuochi”e tariffa per ogni fuoco. I subentranti Alari di Cernusco Asinaro oggi detto sul Naviglio furono di breve durata e casuali. Ancora oggi il luogo
viene identificato come villa della Viganona moglie del Bernareggi. Questa famiglia Benagli o Beneglio mi ha aperto un nuovo filone di ricerca. Saluti
Grazie di cuore per le preziose notizie.
Saluti a lei
Alessandra