Nel silenzio irreale della notte
sui colli sorpresi nel sonno
il cielo ha posato un manto di stelle
La coltre sottile è caduta leggera
su verdi grovigli addormentati
che mesti riposano in placida attesa
Nell’alito freddo del primo mattino
la luce del giorno si espande soffusa
filtrando sinuosa sin dentro ogni casa
Velato di un soffice candido pizzo
il colle nasconde le sue vecchie rughe
mostrando sornione un bianco sorriso
Laddove la pietra ricopre il pendio
m’inerpico lento sul fianco scosceso
a scorgere linee di azzurro orizzonte
Come gioielli sospesi nel tempo
dimore di pietra fan capolino
dal ciglio di un bosco che appare incantato
Si librano austere fra i gelidi venti
le sagome mute dei sacri edifici
da tempo immemore a dominare
un dolce profilo così familiare
Lanciando bagliori nel cielo infinito
si elevano i monti a formar la catena
che al borgo antico fa da corona
Il tempo che scorre con fluida lentezza
conduce le mente a desiderare
il caldo riparo di un focolare
Profili di case e di alberi spogli
riflettono il gioco di nubi d’argento
nel freddo mattino sospinte dal vento
E mentre l’ombra si muove piano
cupole bianche fluttuando imponenti
elevano al cielo preghiere silenti
Per qualche istante un timido sole
fa capolino a rammentare
che nulla è immobile e fermo per sempre
ma che è soltanto calma apparente
Sinuosi rami dalle nodose dita
sferzano l’aria in tacito accordo
e sfiorando corde tese fra i rami
abbozzano il suono di una melodia
Le note s’inseguono l’un l’altra
ora più gravi ed ora leggere
ad intonar la sinfonia struggente
che dell’Inverno narra l’eterno ritorno