La vicenda costruttiva della Biblioteca Civica, quel che c’era prima e una curiosità

Giungendo dalla Corsarola, lo scorcio sulla facciata di Palazzo Nuovo appare come una quinta luminosa messa lì a chiudere il suggestivo rettangolo di Piazza Vecchia.

Il portico corposo, dal tono ancora cinquecentesco e ingentilito dalle semicolonne toscane, dona a questo lato della piazza – il meglio illuminato – un forte accento chiaroscurale.

Una splendida veduta su Palazzo Nuovo dal portico del Palazzo della Ragione (Raccolta Gaffuri)

Dentro la piazza lo sguardo può spaziare sino a lambire i fronti variopinti della Cappella Colleoni e della Basilica di Santa Maria Maggiore e da lì fissarsi sul candore di Palazzo Nuovo, inserito armoniosamente in un ambiente che nei secoli si era arricchito di una straordinaria policromia.

Un’animata Piazza Vecchia ossevata da Vicolo Aquila Nera- Raccolta Gaffuri

Concepito come nuovo palazzo comunale, da fine Seicento e per oltre due secoli fu sede del Municipio; tra Ottocento e Novecento divenne sede del Regio Istituto Tecnico Vittorio Emanuele II nonché del Museo di Scienze Naturali.  È solo nel 1668 che i rappresentanti della Città presero definitivamente sede nel Palazzo Nuovo (restandovi fino al 1873), mentre l’inaugurazione ufficiale sarebbe avvenuta nel 1697.

Palazzo Nuovo, eretto nel corso del Seicento, fu completato nella fronte negli anni 1926-27. La ripresa è antecedente al 1873, ai tempi in cui il palazzo era sede del Municipio. Dal 1873 diviene sede dell’Istituto Tecnico Vittorio Emanuele II (la cui prima sede fu, dal dicembre del 1862, il Palazzo della Pretura Nuova in via Tasso 4). L’edificio viene adattato per ospitare anche la sezione industriale (trasferita nel 1888 nell’ex cotonificio Zuppinger, situato tra via Masone e via Pradello), istituita nel 1885 per la legge Coppino, collocata in vicolo Aquila nera (Foto Conte Antonio Roncalli, da: Raccolta Domenico Lucchetti)

 

Una delle sale dell’Istituto Tecnico Vittorio Emanuele II a Palazzo Nuovo

 

Una delle sale dell’Istituto Tecnico Vittorio Emanuele II a Palazzo Nuovo

Sul finire dell’800, nella torretta fu sistemata una specola (osservatorio) per le esercitazioni degli studenti dell’Istituto Tecnico.

Foto Taramelli, 1880. La torretta di destra, non è ancora stata costruita

 

Foto Taramelli, 1880. Un’altra immagine, datata e firmata come la precedente, che riprende l’edificio ancora privo della torretta di destra. La statua di Garibaldi sostituirà la fontana del Contarini nel 1885

 

Palazzo già civico, ora dell’Istituto Tecnico, con  la torretta in alto a destra (Raccolta Lucchetti)

E’ solo dal 1928, anno del completamento della facciata, che il palazzo è divenuto sede della Bibioteca Civica A. Mai, fondata nella metà del ‘700 e qui definitivamente traslocata dopo aver itinerato a lungo per diverse sedi della città.

Nell’area prescelta per la sua costruzione esisteva già una loggia comunale, la Lodia Nuova (Loggia Nuova), edificata nel 1435 proprio dove oggi sorge il portico di accesso alla biblioteca civica e voluta dai veneziani per ospitare uffici e cariche pubbliche in quanto, già all’inizio del XV secolo, i locali di Palazzo della Ragione non erano più sufficienti per contenerli (1).

Tarsia in legno eseguita fra il 1505 e il 1526 da Fra’ Damiano Zambelli (1480-1549), raffigurante Piazza Vecchia Bergamo, Coro della chiesa di S. Bartolomeo)

La loggia, un porticato coperto ad un piano e rialzato di due gradini, aveva due sale che ospitavano gli uffici della Cancelleria e del Commissario alle provvigioni.

Da quando Bergamo era divenuta Terra di San Marco, il 6 maggio 1428, vi era stato via via uno spostamento delle funzioni pubbliche, dalla Platea Sancti Vincentii (l’attuale Piazza Duomo) alla nuova piazza che si stava delineando fra il Palazzo della Ragione e la via principale (l’attuale Corsarola), che assunse il nome di Piazza Vecchia essendo chiamata Piazza Nuova quella ricavata a ridosso della Cittadella (l’attuale Piazza Lorenzo Mascheroni), nella quale si concentravano i traffici e i commerci.

Veduta di piazza Mascheroni a Bergamo, Costantino Rosa (cerchia) (1803-1878). Dipinto datato 1830 ca. (Pinacoteca dell’Accademia Carrara)

 

La loggia mercantile rinascimentale di Piazza Mascheroni

La delibera della magnifica comunità di edificare la Loggia Nuova dirimpetto al vecchio palazzo comunale, concludeva così a oriente il perimetro del nuovo centro pubblico e istituzionale della città dominata dai Venezia.

Piazza Vecchia, 1873

Ma in seguito a un rovinoso incendio divampato nel 1453, la struttura venne ricostruita nel 1456 ampliando la pianta originaria nel Regio Nuovo (2), un portico con scala eretto sul lato della chiesa di San Michele all’arco (3), che fungeva da palco per i proclami pubblici e dove venivano affissi anche i nomi dei condannati.

Di tutto ciò non resta alcuna documentazione iconografica ma abbiamo la descrizione del 1516 del veneziano Marcantonio Michiel:

“Un pubblico porticato, una stanza de’ scrivani e ragionati sopra la quale havvi la sala de Conciglio da cui s’esce in sul verrone donde si pubblicano al popolo i nomi dei Magistrati e dei condannati”.

Chiudiamo gli occhi e cerchiamo di immaginare la bellezza del ricco apparato pittorico della Loggia Nuova, con il leone di San Marco e le cinque scene di episodi legati alla storia bergamasca che ne ornavano le volte: “l’imperatore Probo che dà il comando di Bergamo a Crotaccio, le nozze di Santa Grata, l’episodio tragico di Antonio Bonga, l’incontro tra il vescovo Adalberto e l’imperatore Berengario, le battaglie del condottiero Bartolomeo Colleoni e figure di illustri bergamaschi tra cui quella di Alberico da Rosciate …e gli stemmi veneziani dei Rettori Antonio Erizzo e Lorenzo Venier tra il 1483 e 1485 dipinti da Giacomo Scanardi” ed altre varie oltre a decorazioni (4).

“Piazza Garibaldi”, 1916

Le stesse funzioni della loggia porticata saranno poi assorbite dal nuovo palazzo posto dirimpetto al vecchio Palatium Comunis (il Palazzo della Ragione), edificato proprio in seguito alla demolizione della quattrocentesca Loggia Nuova.

Un edificio che nel corso del tempo è stato oggetto di svariate destinazioni fino a divenire dal 1928 la sede all’attuale della Bibioteca Civica, qui traslocata dal Palazzo della Ragione.

Il Palazzo della Ragione, “Biblioteca della Città”. Dentro le cornici sono ancora visibili gli stemmi degli antichi Rettori, ora quasi scomparsi. Il palazzo ha perso quasi tutte le sue decorazioni: la fragilissima arenaria, dopo aver resistito per secoli, non ha retto all’azione disgregante dell’umidità e dell’inquinamento (Raccolta Gaffuri)

 

Il Palazzo della Ragione, sede della biblioteca della città dal 1843 al 1928

 

UNA TRAVAGLIATA VICENDA COSTRUTTIVA

La decisione di costruire un nuovo e più grande edificio che ospitasse tutti gli uffici e le cariche pubbliche, diede avvio ad un travaglio progettuale e costruttivo della durata di ben 350 anni, nel corso dei quali esso venne completato a più riprese: dai disegni dell’arch. Vannone realizzati nel 1593, alla posa della prima pietra nel 1604, al completato nella monumentale facciata in marmo bianco di Zandobbio nel 1927 sino alla posa delle sei statue collocate sulle trabeazioni a metà Novecento.

Dettaglio del portico del Palazzo municipale (Fotografia dell’Emilia – Bo – 1890 ca.)

Un lungo periodo, emblematico della dimensione culturale che si respirava in città, riconducibile alle velleità estetiche della committenza (il Comune), che intraprese una vera e propria battaglia nella scelta dei professionisti cui affidare la progettazione dell’opera.

La processione del Corpus Domini nel 1920. Prima del completamento della facciata (1927) la parte superiore, ancora allo stato rustico, rifletteva nella struttura ben quattro  diverse fasi di costruzione

Ce ne volle di tempo per giungere alla nomina dell’architetto Vincenzo Scamozzi (5), e questa vitalità la si riscontra anche nella progettualità emersa in quegli anni nonché nella scelta dei materiali.

Persino la mancanza dei fondi necessari per l’avanzamento dei lavori, rifletteva il fermento della Bergamo di allora.

Inizi XX secolo. La festa delle rose davanti alla sede dell’Istituto Tecnico

Per la prima porzione del nuovo edificio comunale nell’aprile del 1593 fu chiamato a Bergamo Andrea Ceresola detto il Vannone, un autentico guru (profumatamente pagato) che al Palazzo Ducale di Genova stava realizzando uno dei primi esempi delle tipiche costruzioni a loggiati. In quell’anno egli progettò l’arioso portico d’accesso di Palazzo Nuovo, i cui disegni sono andati perduti.  Nel 1599 vennero messe le fondamenta.

Scorcio su Palazzo Nuovo e la fontana, eretta in Piazza Vecchia dal Podestà Alvise Contarini nel 1781. Acquaforte di Romeo Bonomelli (1871-1943), eseguita tra il 1911 (anno in cui fu fondata la Società degli Acquafortisti in Bergamo presso il Circolo Artistico nel Palazzo ex Grataroli di via Pignolo 72) e il 1936

Poco dopo l’avvio dei lavori, il progetto del Vannone venne messo in discussione dalla committenza, probabilmente per motivi stilistici.

Cartolina acquarellata, 1920. La statua di Garibaldi occupò la piazza tra il 1885 e il 1922, ribattezzandola in Piazza Garibaldi. La statua venne poi trasferita a Bergamo bassa nella sede attuale

Nel 1604 fu posta la prima pietra e iniziata la costruzione del portico (partendo dall’angolo verso via Gombito), concepito probabilmente secondo i disegni dell’architetto e cartografo Pietro Ragnolo di Vall’Alta di Albino, che controllava lo stato di avanzamento dei lavori avendo  già al suo attivo importanti realizzazioni come la Chiesa delle Benedettine di Santa Grata in via Arena.

Giuseppe Rudelli, Veduta su Piazza Vecchia dal vicolo Aquila nera. Penna e acquarello su carta. Rudelli (1790-1850 ca.) svolse la sua attività dal 1815 al 1830 (Raccolta Ing. Angelini)

L’insigne edificio cittadino venne ridisegnato nel 1611 dall’architetto Vincenzo Scamozzi – allievo del Palladio -, che propose un edificio imponente.

Pianta della Biblioteca Civica A. Mai di Bergamo. Litografia, 1850 ca. Francesco Valsecchi (Milano, Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche. Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli)

I disegni dello Scamozzi (Vicenza 1552-Venezia 1616), conservati nella biblioteca, immaginavano un edificio con un fronte a due ordini più un ammezzato e due ali interne più basse, attorno a un cortile rettangolare con portico su quattro lati; nella pianta del piano terra, rigorosamente simmetrica, erano previste due scale ai lati dell’atrio passante e due scale ai lati del cortile; nel fronte sopra il portico il motivo dominante era costituito da tre serliane centrali.

Pianta ed alzato del Palazzo Civico (da Biblioteca Civica A. Mai, Bergamo)

 

Copia del disegno scamozziano eseguita da A. Baglioni nel 1815 (Raccolta Gaffuri). Da Luigi Angelini, “Il volto di Bergamo nei secoli”

Del progetto scamozziano venne realizzato solo per il corpo principale, ma con notevoli modifiche specialmente riguardo allo sviluppo delle scale e a causa dell’innesto settecentesco della chiesa di S. Michele ricostruita (6).

Veduta di S. Michele dell’Arco, Luigi Bettinelli – 1851, Bergamo (Raccolta Gaffuri)

Dunque, si costruì la parte centrale dell’edificio, ma la facciata rimase incompleta.

Il 20 giugno 1614, alla prima porzione del Palazzo Nuovo fu messo il tetto, un primo blocco che comprendeva le tre arcate con i locali affrescati, la sala del Consiglio Minore, l’ufficio e l’abitazione riservati al cancelliere.

Alla fine del 1600, terminato al rustico tutto il fronte, fu iniziato un rivestimento marmoreo partendo dallo spigolo ovest (quello rivolto verso via Colleoni) con due ordini sormontati da una balaustra con statue.

Giuseppe Rudelli,  Veduta su Piazza Vecchia dal vicolo Aquila nera. Penna e acquarello su carta. Rudelli (1790-1850 ca.) svolse la sua attività dal 1815 al 1830 (Raccolta Ing. Angelini)

 

Una Piazza Vecchia molto animata ed assolutamente inedita, ritratta ai tempi in cui Palazzo Nuovo era sede dell’Istituto Tecnico. Lo scatto, risalente agli anni  1878/1880, fu eseguito da un fotografo francese in viaggio in Italia

 

Palazzo dell’Istituto Tecnico. Il rivestimento a sinistra è il risultato dell’ intervento in stile barocco eseguito sul finire del ‘600, demolito per il completamento stilistico ultimato nel 1927

Nel 1954 Nestorio Sacchi scriveva che “Fino a ventisei anni fa la parte superiore della facciata era ancora allo stato rustico, e tale ce la ricordiamo quando fanciulli rincorrevano i piccioni attorno alla fontana del Contarini, mentre sedute sui gradini del portico del Palazzo, allora adibito a sede dell’Istituto Tecnico, le macchiette caratteristiche di Città Alta si godevano il tepore del sole scambiandosi lazzi e osservando con compunzione l’andirivieni affacendato di Corsarola” (7).

Palazzo Nuovo nel 1901, ancora sede dell’Istituto Tecnico

 

Nel 1914 il Palazzo della Ragione è ancora sede della biblioteca civica. L’illuminazione della piazza era assicurata dai lampioni a gas

 

Dettaglio dell’insegna affissa sul Palazzo della Ragione

L’incarico di studiare il completamento della facciata fu affidato nel 1919 a Ernesto Pirovano (Milano 1866-1934), il progettista il Cimitero Monumentale di Bergamo. In quegli anni, sotto l’impulso dell’assessore alla Cultura Caversazzi venivano compiuti in città numerosi interventi di restauro.

Dei cinque progetti del Pirovano fu scelto quello che più si avvicinava al disegno scamozziano, con variazioni dovute al mutamento già avvenuto nelle dimensioni interne.

Restauro del Palazzo Nuovo, dedotto dal disegno originale dello Scamozzi (Disegno dell’Arch. Ernesto Pirovano; progetto Pirovano-Caversazzi). Allo stato attuale, il fronte termina in alto con una balaustra che non esiste nel disegno scamozziano e resta piuttosto un’eredità del rivestimento barocco demolito per il completamento stilistico ultimato nel 1927 (Da: Emporium, Vol. LXXI, n. 421, p. 015, anno 1930)

Nel 1927 Pirovano completava finalmente il rivestimento della monumentale facciata in marmo bianco di Zandobbio. La fabbrica di Palazzo Nuovo attendeva ora di poter chiudere definitivamente il lungo ed estenuante capitolo iniziato tre secoli addietro.

Facciata del Palazzo Nuovo restituita secondo il progetto Pirovano-Caversazzi, ma ancora priva delle quattordici statue che dovranno decorarne l’attico e tre finestre (Foto Ogliari) – (Da: Emporium, Vol. LXXI, n. 421, p. 015, anno 1930)

Con il completamento della facciata nel 1927, vennero rimosse anche le tre statue  collocate a fine Seicento sulla parte terminale del fabbricato, eliminando la vistosa traccia dell’intervento barocco.

Scorcio di Palazzo Nuovo con la parte di rivestimento barocco e le tre statue sulla balaustra. La ripresa fotografica è anteriore al 1926 (Raccolta D. Lucchetti)

 

Particolare della facciata di Palazzo Nuovo, con le tre statue rimosse dalla balaustra nel 1927

 

La nuova facciata marmorea nel 1930, ancora priva delle delle sei statue che dovranno decorare le finestre

E il secolare cantiere si chiuse. Si chiuse finalmente nel 1958, con la posa sopra le finestre del piano nobile delle sei statue previste dallo Scamozzi a completamento della facciata.

Particolare della facciata di Palazzo Nuovo. Le poderose statue simboliche furono scolpite da Tobia Vescovi (Zandobbio, Bergamo, 1893-1978) raffiguranti, da sinistra: L’Artigianato, L’Industria, Il Fiume Brembo, Il Fiume Serio, L’Agricoltura, Il Lavoro

Sulla base dei pilastri angolari della facciata vi erano incise le date salienti della costruzione del Palazzo con i nomi dei relativi podestà e dei capitani veneti che reggevano Bergamo e il suo territorio. Le scritte vennero abrase dai Cisalpini nel 1797 ma furono fatte nuovamente incidere nel 1930 dall’allora direttore della Biblioteca, monsignor Giuseppe Locatelli.

La biblioteca in una immagine risalente agli anni ’70 del Novecento. Sopra il tetto si intravede sulla sinistra il lucernario della scala principale e sulla destra la torre, poi deposito di libri, dove nell’ultimo Ottocento era stata sistemata la specola per l’Istituto Tecnico

In realtà il progetto scamozziano prevedeva la realizzazione di altre statue da collocarsi sulla facciata e a questo proposito Nestorio Sacchi scrisse che alcune di esse, “già da anni eseguite, giacciono malinconicamente in un cortiletto retrostante il Palazzo, in un mare di muschio e di solitudine, ed attendono il giorno in cui potranno, sulle finestre della facciata, godersi il sole di Piazza Vecchia ed i voli dei colombi”.

Tali aggiunte non vennero mai realizzate ma si vocifera da tempo che una delle statue realizzate per Palazzo Nuovo venne recuperata dai magazzini comunali e reimpiegata per comporre la fontana che si trova attualmente accanto all’ingresso della Sala Viscontea, nel passaggio tra Colle Aperto e la Cittadella.

Si tratta della statua seicentesca di Ercole con il leone di Nemea, sistemata nel 1932 a ridosso del muro che univa la torre Adalberto ad una cabina elettrica.

La statua di Ercole con il leone di Nemea nel periodo in cui venne collocata in Colle Aperto. Allora come oggi, la statua è sorretta da un piedistallo sormontato da una valva di conchiglia, il tutto racchiuso in una nicchia di pietra arenaria. A lato è visibile il ristorante La Marianna

Con il restauro della Cittadella intorno agli anni Sessanta, quel muro fu abbattuto per opera dell’architetto Sandro Angelini, che fece trasferire la statua di Ercole nel passaggio Torre di Adalberto (ricavato tra Colle Aperto e la Cittadella) dove risiede a tutt’oggi in continuità con le memorie storiche ed architettoniche fra le più significative di questa parte della città.

Il gruppo scultoreo di Ercole e il leone di Nemea, nel passaggio Torre di Adalberto

 

NOTE 

(1) La loggia edificata nel 1435 era “destinata alle attività della Bina, il consiglio minore. Il consiglio maggiore continuò ad esercitare le sue funzioni nel Palazzo della Ragione sul cui fronte fu collocata nel 1464 la targa raffigurante il doge Foscari inginocchiato davanti al leone dorato su sfondo azzurro”. (Andreina Franco Loiri, ….).

(2) In sostituzione del regio vecchio posto su Piazza Duomo. Le stesse denominazioni di Loggia Nuova e di Regio Nuovo sostituiscono infatti due edifici di egual funzione esistenti tra la Basilica di Santa Maria e il Palazzo della Ragione.

(3) “Questa modifica alla pianta originaria portò ad occupare parte delle pertinenze della chiesa di San Michele all’arco (1436, 1453 e 1498) e le vicine case private dei Licini che, con l’osteria ‘La Corona’, erano già stati acquistati dal Comune nel 1579 per ospitarvi il Monte della Pietà ed i magazzini del Monte dell’Abbondanza” (…) “creati rispettivamente nel 1557 e nel 1539 erano stati fino ad allora attivi in altri locali, in cui si versava un canone d’affitto” (Tosca Rossi, Bergamo urbs picta. le facciate dipinte di Bergamo tra XV e XVII secolo. Ikonos srl Treviolo, 2009).

(4) Tosca Rossi, ibidem.

(5) “Dopo Vannone, la committenza interpellò, a più riprese, altri architetti, da Lellio Buzzi, architetto della Fabbrica del Duomo e prescelto dal cardinale Federico Borromeo per il progetto del palazzo della Biblioteca Ambrosiana, ad Antonio Maria Caneva di Porlezza, artefice del progetto della Chiesa di San Bartolomeo a Bergamo per finire a Pietro Maria Bagnadore di Orzinuovi, architetto, pittore e scultore molto attivo a Brescia. Fino alla nomina che spiazzò tutti, quella dell’architetto vicentino Vincenzo Scamozzi, affermato allievo del Palladio” (Dentro la Biblioteca A. Mai quattro secoli di cultura, cit).

(6) Vanni Zanella, Bergamo Città, 2ª edizione, Azienda Autonoma di Turismo, Bergamo, 1977, pagg. da 76 a 78.

(7) Nestorio Sacchi, Vecchi Palazzi di Bergamo – Palazzo della Civica Biblioteca (da un numero de “La Rivista di Bergamo” del 1954).

FONTI ESSENZIALI

Vanni Zanella, Bergamo Città, 2ª edizione, Azienda Autonoma di Turismo, Bergamo, 1977, pagg. da 76 a 78.
Nestorio Sacchi, Vecchi Palazzi di Bergamo – Palazzo della Civica Biblioteca (da un numero de “La Rivista di Bergamo” del 1954).
Tosca Rossi, Bergamo urbs picta. le facciate dipinte di Bergamo tra XV e XVII secolo. Ikonos srl Treviolo, 2009.

BIBLIOGRAFIA

Sulla secolare vicenda costruttiva del palazzo si vedano S. Angelini, Bergamo: città alta. Una vicenda urbana, con scritti di L. Angelini, W. Barbero, P. Capellini, V. Landolfi, Bergamo, 1989, pp. 20-21 e M.L. Scalvini, G.P. Calza, P. Finardi, Le città nella storia d’Italia. Bergamo, Bari, 1987, pp. 58, 69, 74, 85-87.