La rara meridiana marmorea che ancor oggi fa bella vista di sé sotto il porticato del Palazzo della Ragione, è una presenza ineludibile e ricca di significati della nostra città.
A differenza della classica meridiana, come quella di piazza Angelini, in cui l’ombra dell’assicella (gnomone) è proiettata sulla scala numerica disegnata sulla parete, in quella di Piazza Vecchia la posizione del sole rispetto alla Terra è indicata non dall’ombra ma da un raggio di luce che penetra in un ambiente buio attraverso un foro ricavato in una lastra collocata in alto rispetto al pavimento cui giunge il raggio solare, e proprio per questo motivo, questo tipo di meridiana è chiamata “a camera oscura”.
Realizzata nel 1798, fu voluta dalla municipalità per emulare l’esempio recentissimo di Milano, dove un decennio prima, in una campata del Duomo era stata tracciata una meridiana.
Bergamo era a quel tempo il capoluogo del Dipartimento del Serio nell’ambito della Repubblica Cisalpina, anch’essa soggetta all’influenza dei “lumi”, e al geniale abate Giovanni Albrici, matematico e fisico insigne nonché figlio di un pittore della Valle di Scalve, fu dunque ordinato di ideare una una meridiana pubblica, che egli volle di ragguardevole precisione perché a quei tempi le meridiane svolgevano l’ufficio assolto oggi dai segnali orari della radio e televisione.
La meridiana doveva infatti servire a regolare gli orologi, strumenti di scarsa precisione, che necessitavano di frequenti messe a punto: se oggi il “secondo” è definito in base alla frequenza emessa dall’atomo di Cesio, a quei tempi il metro più rigoroso per la misura del tempo era il moto di rotazione della terra e l’esatta determinazione del mezzodì.
Come luogo del suo strumento l’Albrici scelse il portico del Palazzo Vecchio, sia perché questo era il fulcro della città e perché avendo a quel tempo il fianco occidentale chiuso da mura offriva una zona discretamente ombreggiata quindi adatta a raccogliere l’immagine del Sole prodotta dallo gnomone, che fu collocato fin dall’inizio sopra la volta della loggia.
Per evidenziare maggiormente l’immagine del Sole, il costruttore innalzò a parziale chiusura dell’arcata mediana meridionale un grande schermo che consisteva in una grande lastra metallica, munita di una finestrella alla sommità per lo gnomone, poi decorata su entrambi i lati con motivi goticheggianti da Giuseppe Vecchi, meccanico e pittore collaboratore dell’Albrici. I più anziani ancora la ricordano e di essa esistono numerose immagini e fotografie.
Sotto l’arcata, protetto alla vista dallo schermo in lamiera, era stato fissato il sistema gnomonico, in pratica una lastra orizzontale di ferro con il classico forellino che avrebbe dovuto formare sul pavimento del porticato lo “spettro solare” ovverosia il sole.
Non si trattava di una meridiana, quei quadranti dipinti su molte ville ed edifici pubblici come la già citata di piazza Angelini, utili per una approssimativa indicazione dell’ora o più esattamente definibili “orologi solari”, ma di un ordigno perfetto, che indica il mezzogiorno astronomico, le stagioni e i segni zodiacali: un autentico datario, che consentiva a mezzogiorno di sapere che giorno fosse e di quale anno, ma anche di tenere traccia dei movimenti delle costellazioni astrologiche e di leggere i segni zodiacali.
La linea meridiana fu pertanto incisa su lastre di marmo e a lato furono scolpiti i segni zodiacali nonché le ore del sorgere e del tramontar del Sole riferite al mezzogiorno locale vero, visto che alla fine del diciottesimo secolo non si parlava ancora di “tempo medio”. Prima ancora le ore si contavano dal tramonto secondo il sistema detto all’italiana.
Ad un anno dalla sua costruzione lo gnomone, considerato il simbolo del progresso di portato dai Francesi, fu fatto segno di una fitta sassaiola. L’episodio deve essere accaduto 14 aprile 1799 quando, caduta la Cisalpina ed entrati in Italia gli Austro-russi giunse a Bergamo un drappello di Cosacchi che, messi in fuga i Francesi, spogliò e saccheggiò ovunque, tranne che il Borgo di Santa Caterina stando a quanto afferma un dipinto votivo di Marco Gozzi (1759-1839) tuttora visibile nel santuario della Beata Vergine: un fatto miracoloso, attribuito all’intervento della Madonna Addolorata venerata nel Santuario, dipinta in alto tra nuvole ed angeli.
E’ probabile che in quell’occasione, quando la reazione popolare si era scatenata contro i simboli dell’odiata tirannia francese, sia stata bersagliata anche la meridiana. La vicenda preoccupò l’Albrici il quale, temendo che il suo strumento fosse stato danneggiato, ne sollecitò la verifica, che si fece però solo nel 1806 ad opera di Giuseppe Bravi – professore di fisica al seminario -, il quale concluse che lo strumento era rimasto esattissimo.
Grazie al Bravi nacque l’idea di scolpire nel bianco lastricato le linee orarie delle 11 e 45 e delle 12 e 15. Il lavoro che facilitava il controllo degli orologi.
Nel 1819 il Consiglio Comunale decretò l’abbattimento delle mura che chiudevano il fianco occidentale del Palazzo apportando ombra sotto il porticato, con notevole svantaggio per la lettura della meridiana, soprattutto nel periodo vicino al solstizio d’inverno.
Nelle immagini riferibili alla metà del secolo, infatti, gli archi appaiono liberi, come si vede ad esempio nel dipinto di Costantino Rosa custodito nel Palazzo Comunale e sicuramente databile fra il 1815 ed il 1860, dato che sul palazzo si vede il fregio con l’aquila bicipite della dominazione austriaca e non il cartiglio di intitolazione della Biblioteca di Città.
La biblioteca venne, in effetti, trasferita dalle sale della Capitolare, poste sopra la sacrestia del Duomo, al Palazzo Vecchio nel 1843 ad opera dell’ingegnere comunale Francesco Valsecchi; ma i suoi lavori, che appesantirono eccessivamente le strutture e provocarono col tempo serie lesioni ai pilastri, furono duramente criticati e giudicati “temerari” da Ciro Caversazzi.
Fu comunque lo stesso ing. Valsecchi che nel 1857 ebbe l’incarico di restaurare la meridiana dall’avara amministrazione austriaca, decisasi finalmente alla sostituzione dei marmi, ormai spezzati e consunti.
In occasione dei lavori di restauro fu tracciata per la prima volta la curva lemniscata del tempo medio(a forma di otto allungato) e fu collocata una lastra quadrata in marmo che reca una Rosa dei Venti, dove l’Albrici aveva semplicemente indicato “Punto Verticale”.
Fra la Rosa dei Venti e il solstizio d’estate vennero apposte nuove iscrizioni: le coordinate del punto (Longitudine 27° 29′, Latitudine 45° 43′) e l’altezza sul livello del mare Adriatico (metri 360 e 85) nonché una targa in bronzo che indicava che l’orologio esatto segna sempre 12 ore quando lo spettro solare (il sole) è sulla curva (la lemniscata, a forma di otto), dimostrando come fosse stato ormai abbandonato il tempo dell’Italia e fosse venuto in uso il “tempo medio locale”(Europa Centrale).
Lungo la linea meridiana vennero di nuovo incise da un lato ore e minuti del Sorgere del Sole (dalle IV e 13 alle VII e 41) e dall’altro ore e minuti del tramonto (dalle VII e 49 alle IV e 19), ma queste, come in origine, con riferimento al mezzogiorno vero. Tali incisioni erano ancora visibili, se pur con difficoltà, verso la fine del secolo (e il cui rilievo fu riportato sulla Rivista di Bergamo nel 1937).
Nei primi anni venti del Novecento, nel novero dei restauri voluti e diretti da Ciro Caversazzi, che diedero rinnovata stabilità e decoro al Palazzo della Ragione e ad altri monumenti del centro cittadino, venne asportato lo schermo d’ombra collocato dall’Albrici (lo si deduce dall’esame delle fotografie di Piazza Vecchia prese prima e dopo i suddetti lavori)
Caversazzi riteneva infatti che l’apparato metallico della meridiana settecentesca nascondesse e deformasse l’estradosso dell’arco della loggia, cui era fissato, togliendo inoltre da chi veniva dalla piazza la vista della facciata di Santa Maria Maggiore.
I restauri erano iniziati con la rimozione del monumento a Garibaldi dal centro della piazza, sostituito dalla fontana del Contarini.
Nel 1928 la Civica Biblioteca fu trasferita nel Palazzo Nuovo, adattato internamente e completato all’esterno con la costruzione della facciata scamozziana.
Cinque anni più tardi, a completare la fisionomia veneta della piazza, un nuovo Leone di San Marco dono della Serenissima, fu murato sul Palazzo della Ragione.
Comunque, dal momento che lo gnomone rimase in sito, l’asportazione del lastrone di ferro settecentesco non mutilò lo strumento nella sua essenza e funzionalità, ma certamente non giovò alla lettura delle sue segnalazioni, data la scarsità dell’ombra prodotta dallo gnomone ormai privo del suo schermo d’ombra, ed anche i tentativi successivi di ricollocarlo, non ebbero buon esito, “per ragioni di tutela artistica”.
Intorno al 1970 la Rosa dei Venti e il Solstizio d’Inverno erano, in un insieme cancellato dal tempo, le sole segnalazioni nettamente leggibili, forse grazie ad interventi eseguiti grazie al precedente interessamento di Luigi Angelini.
Fu allora che lo studioso Diego Bonata cominciò ad interessarsi del monumento astronomico bergamasco; attratto dalla sua arcana bellezza ne fece uno studio preliminare e si propose di richiamarlo a nuova vita, rifacendo o rinnovando le antiche incisioni sulle lastre marmoree e sostituendo la macchina dell’Albrici con un disco solare fiammeggiante.
Nel dicembre del 1980, nel rispetto della precisione dello strumento l’antico gnomone è stato sostituito dal Sole di bronzo di Sandro Angelini armoniosamente incastonato nell’arco della loggia. E’ stato collocato al vertice dell’arco del loggiato e la sua ombra permette una buona lettura dello spettro solare anche in prossimità del Solstizio d’Inverno.
Due anni dopo, ad opera della Ditta Remuzzi, è stata reincisa la linea e, sulla base dei calcoli e disegni effettuati da Diego Bonata, in luogo delle ore dell’alba e del tramonto sono state riportate le divisioni del calendario, che consentono, all’istante del mezzogiorno vero, di leggere la data. Nuovo rilievo hanno acquistato anche i segni zodiacali e le iscrizioni relative alle coordinate geografiche, i cui valori sono stati corretti secondo i moderni riferimenti.
A distanza di oltre due secoli, il portentoso congegno escogitato dall’Albrici continua a indicare ai bergamaschi e ai turisti il fecondo cammino del Sole, nello scorrere uguale e immutabile del tempo.
Nota
Notizie tratte da: Studio storico-architettonico della Meridiana del Palazzo della Ragione a cura di Diego Bonata per gentile concessione dell’arch. Gianfranco Alessandretti.