Il Museo Donizettiano

L’artista che connota musicalmente la città di Bergamo è Gaetano Donizetti, protagonista del teatro musicale europeo del primo Ottocento. Il musicista, nato nel 1797 in Borgo Canale, appena al di fuori della cinta muraria veneziana, occupa una parte di rilievo nell’orizzonte internazionale del teatro in musica e nella vita culturale italiana e di Bergamo in particolare.
Interprete acuto e sensibile nel tradurre i sentimenti del suo tempo nel melodramma, Donizetti è tutt’ora un autore amato dai critici e dal pubblico e un modello di riferimento: la Donizetti Renaissance dimostra quanto i valori culturali da lui espressi siano attuali e quanto la sua figura sia importante anche nella storia musicale più recente.

Nel corso del tempo la città di Bergamo ha voluto esprimere il particolare legame di affetto e ammirazione che la unisce al compositore intitolandogli il suo principale teatro: il Teatro Donizetti, (già Riccardi), nonché il Civico istituto musicale  e il Museo donizettiano.

Oltre a questi, vi sono in città altri luoghi che raccolgono la memoria dell’arte e della vita di Donizetti: il Teatro Sociale in via Colleoni; la Casa Natale del compositore in via Borgo Canale; la Biblioteca Angelo Mai dov’è custodito l’autografo di Lucia di Lammermoor; la casa in via Arena al civico 18 (ai tempi contrada S. Grata), dove il Donizetti scoprì le sue doti musicali grazie al maestro Simone Mayr, che in questa casa impartiva le sue “Lezioni caritatevoli” di musica; l’Accademia Carrara dove è visibile il quadro di Giacomo Calegari che rappresenta la morte Donizetti avvenuta a Casa Guffanti Scotti in via Donizetti 1 (in precedenza via San Cassiano, successivamente dedicata al compositore): un luogo però non visitabile in quanto residenza privata. Inoltre, il monumento funebre di Gaetano Donizetti nella Basilica di Santa Maria Maggiore e, non ultimo, il monumento a Gaetano Donizetti in Piazza Cavour, a due passi dal teatro intitolato al compositore.

Infine, la Domus Magna, al numero 9 di via Arena, complesso edilizio storico che ospita al primo piano il Museo donizettiano e al secondo la “Biblioteca Musicale Gaetano Donizetti”, una sezione staccata della Biblioteca Civica Angelo Mai, dove si custodiscono e sono fruibili al pubblico i principali fondi musicali della città.

Il Museo donizettiano si trova al primo piano della Domus Magna (Palazzo della Misericordia, Bergamo, in via Arena, 9 ), originale sede dell’Opera Pia Misericordia Maggiore e custodita dalla Fondazione MIA

IL PALAZZO
Il Museo donizettiano occupa due sale del palazzo quattro-secentesco di proprietà dell’Opera Pia Misericordia Maggiore e sua antica sede.
Nel 1447 la Misericordia acquistò dal comune una casa fortificata (1173) già appartenuta alla famiglia Colleoni e a partire dal 1449 ne fece la sua nuova sede.

Facciata laterale del cortile interno che dà accesso al museo

Intorno al 1480 la Misericordia diede inizio ai lavori di ristrutturazione di questo antico complesso, ma subito nacquero gravi questioni col confinante Antonio Bonghi, un ricco e importante giurista del tempo. Nel 1484 Antonio Bonghi veniva brutalmente ucciso per opera di Davide Brembati e dal conte Trentino Paride da Lodrone, rispettivamente figlio e genero del conte Bartolomeo Brembati, che proprio allora presiedeva il consiglio della Misericordia. Venezia sospettò subito che il mandante del delitto fosse lo stesso conte Bartolomeo, al quale fu intimato di portarsi immediatamente nella città lagunare a disposizione della giustizia. Per non gettare discredito sulla Misericordia nacque la leggenda che i mandanti dell’assassinio fossero degli ebrei trentini, accusati dell’infanticidio del beato Simonino.

I lavori di rinnovo della casa ripresero nel 1485, dopo un compromesso con gli eredi di Antonio Bonghi: ancor oggi un lato del cortile rinascimentale ha il piano terreno e il primo piano di proprietà della Misericordia e il piano superiore di proprietà dei confinanti.
Entro il 1493 risultarono ultimate la sala del consiglio e le salette dell’amministrazione.

Le belle logge sovrapposte su quattro livelli del cortile rinascimentale (cortile minore), dai bellissimi capitelli, risalgono all’epoca quattrocentesca e furono terminate entro il primo decennio del ‘500, ma il corpo di fabbrica occidentale, già dei Bonghi e poi dei Secco Suardo, risulta completato in stile solo nel 1570.

Il grande fabbricato barocco lungo la via Arena risale agli anni intorno al 1660 (il portale è datato 1664) e fu completato in stile solo nel pieno ‘700.
Sempre al ‘600 fu realizzato lo scalone decorato che porta al piano superiore, mentre il mediocre atrio d’ingresso risale al 1750 ed è attribuito all’architetto Ferdinando Caccia.

Nella seconda metà del ‘700 furono eseguiti importanti lavori per rinnovare e adattare gli ambienti che ospitavano il Collegio Mariano, la pubblica scuola di Bergamo. Il piccolo loggiato che chiude sulla destra il cortile d’ingresso, progettato nel 1766 da Giovanni Urbani, fa parte di queste ultime trasformazioni.

I locali di rappresentanza del primo piano, che ospitano il Museo Donizettiano, comprendono lo splendido salone principale (che era nel corso dell’Ottocento sede delle riunioni ufficiali dei consiglieri dell’ente), rinnovato in epoca neoclassica e decorato in parte dal pittore Vincenzo Bonomini nel 1802.

 

 

Il Museo donizettiano è l’unico al mondo dedicato al celebre compositore, con un percorso che accompagna alla scoperta della vita pubblica e privata di Gaetano Donizetti, del suo itinerario artistico e del contesto in cui ha operato attraverso ritratti, lettere, bozzetti di scenografie, arredi, partiture autografe, abbozzi di brani musicali, oggetti personali (ad esempio, strumenti di lavoro come valigette da viaggio, penne, raschietti), pianoforti, libretti d’opera, documenti personali, onorificenze. La sua figura ne risulta indagata a tutto tondo, non solo come compositore ma anche come uomo, anche attraverso materiali mai esposti in precedenza.

Il nuovo e più ricco allestimento, dopo i restauri del 2015 propone una rinnovata attenzione nei confronti di Gaetano Donizetti, la cui figura è indagata a tutto tondo. Curatore del nuovo percorso espositivo il professor Paolo Fabbri, che è anche autore del volume “Donizetti. Ritratto in piedi”, nuovo catalogo del museo (1)

Lungo il nuovo percorso si incrociano linguaggi diversi: non solo testi ma anche suoni, immagini di ieri e di oggi ed una serie di postazioni multimediali touchscreen, che consentono al visitatore di approfondirne la storia.

E’ possibile ripercorrere la vita di Gaetano Donizetti e i suoi rapporti con Bergamo, ascoltare brani di opere e composizioni insieme alle parole da lui scritte a familiari e amici, contestualizzare il compositore sulla scena musicale e teatrale della sua epoca. Il visitatore ha così l’opportunità di personalizzare la visita in base ai propri interessi.

Un racconto affascinante dal quale emerge con evidenza il “nuovo” Gaetano Donizetti, non solo come compositore ma “uomo di teatro” in senso più ampio: un protagonista della cultura europea, un drammaturgo musicale che utilizza suoni e il canto come veicoli di comunicazione e che non rinuncia mai a sperimentare, e anche uno scrittore eccezionale, vero e proprio “Arcimboldo” della lingua, che nelle sue lettere intreccia con disinvoltura gli idiomi dei diversi Paesi in cui ha vissuto.

L’itinerario di visita in sei tappe

Il personaggio di Gaetano Donizetti è indagato attraverso un affascinante percorso tematico/cronologico di 5 tappe: 1. Le celebrazioni del 1897; 2. Gli studi a Bergamo e a Bologna; 3. Il compositore agli esordi; 4. L’operista in carriera; 5. L’uomo: in privato, al lavoro.

1 – Ad accogliere il visitatore è una sezione introduttiva dedicata alle celebrazioni del primo centenario della nascita di Gaetano Donizetti, alla nascita del Museo Donizettiano e al palazzo della Misericordia Maggiore che lo ospita. Si incontra quindi il giovane Donizetti anche nel ritratto che è riconosciuto come la più antica immagine del compositore.

2 – Incontriamo ancora un giovane Donizetti con il racconto degli anni degli studi a Bergamo e Bologna (1806-15, 1815-17). Nel 1806 Donizetti (nato il 29 novembre 1797) viene ammesso nella scuola — pubblica e gratuita — di musica appena aperta a Bergamo. Finanziata dalla Misericordia Maggiore, l’iniziativa caritatevole è un progetto di Giovanni Simone Mayr (1763-1845), noto compositore bavarese da anni in Italia, e dal 1802 stabilmente a Bergamo come maestro della cappella di S. Maria Maggiore.

Donizetti frequenta le classi di teoria, canto e pianoforte: la sua voce presenta però sempre problemi. Ottimo pianista, inizia anche a cimentarsi nella composizione. Le sue doti musicali inducono Mayr a mandarlo a Bologna per studiare composizione con Stanislao Mattei, docente in quel Liceo Filarmonico e autorità indiscussa nello stile accademico (contrappunto e fuga). Mayr in persona si prodiga per reperire la somma necessaria, raccolta tra alcuni mecenati bergamaschi e integrata dalla Misericordia Maggiore.

3 – Si prosegue con il compositore agli esordi (1818-1822) a Bergamo e i primi contratti teatrali a Venezia e Roma. A fine 1817 Donizetti rientra a Bergamo, dove riprende a frequentare il suo maestro Mayr e i vecchi compagni di scuola. Grazie a loro, viene introdotto negli ambienti musicali attivi in città. Inizia così a muovere i primi passi da compositore: scrive pezzi per le cerimonie religiose, per i ritrovi degli appassionati, per qualche cantante delle compagnie ingaggiate per le stagioni d’opera organizzate a carnevale e in tempo di fiera. Questi contatti personali, e soprattutto l’appoggio di Mayr, procurano a Donizetti il suo primo contratto teatrale con un impresario attivo a Venezia e a Mantova nell’inverno 1818 e carnevale 1819. A questo debutto seguono altri ingaggi, di nuovo a Venezia (carnevale 1819-20) e più tardi a Roma (carnevale 1822): il successo romano costituirà il primo punto fermo della carriera di Donizetti.

4 – Il viaggio continua seguendo passo passo l’operista in carriera (1822-1845) a Napoli, Roma e Palermo fino a Parigi e Vienna, a tratteggiare una dimensione ormai tutta europea. Napoli, Roma e Palermo furono le città che videro Donizetti affermarsi definitivamente, negli anni 1823-27: e a Napoli si stabilì definitivamente, dal 1827 al 1838, lavorando per i teatri più prestigiosi (al S. Carlo debuttarono alcuni dei suoi titoli più significativi), e insegnando al Conservatorio (dal 1834). Occasionalmente, Donizetti scrisse pure per i teatri di Genova, Milano, Roma, Firenze, Venezia, Parigi. Nacquero anche lì alcuni dei suoi capolavori. Nell’autunno 1838 un accumulo di avversità, sventure e disagi psicologici convinse Donizetti a lasciare Napoli per Parigi, dove lavorò per tutte le maggiori sale teatrali di quella capitale. Nel 1842-45 anche Vienna lo vide pressoché regolarmente: anzi, vi fu nominato maestro e compositore di corte (estate 1842). La carriera di Donizetti era ormai tutta europea. A Parigi, nell’estate e autunno 1845, si manifestano in Donizetti i sintomi di una grave patologia degenerativa cerebro-spinale. La situazione peggiora al punto che si decide di ricoverarlo in una clinica a Ivry, dove rimane sino al giugno 1847, assistito per lunghi periodi dal nipote Andrea, figlio del fratello Giuseppe. Il suo declino fisico e psichico è irrimediabile. Nell’autunno 1847 rientra in Italia e raggiunge Bergamo, dove trascorre gli ultimi mesi di vita ospite amorevolmente assistito della baronessa Rosa Rota Basoni (che nel 1902 donerà alla Congregazione di Carità di Bergamo quanto di donizettiano ancora possiede la sua famiglia, compiendo il primo e decisivo passo verso la formazione del Museo Donizettiano).

5 – Ma come fosse l’uomo: in privato, al lavoro ce lo dicono anzitutto le sue lettere, e le descrizioni che di lui diedero amici e conoscenti. Ma sono eloquenti anche certi oggetti appartenutigli, e specialmente le immagini dei famigliari che volle attorno a sé: quelle dei genitori, dell’amatissimo fratello Giuseppe, della moglie Virginia Vasselli, sposata a Roma nel giugno 1828 e morta solo 9 anni più tardi dopo il terzo parto finito infelicemente.

Luigi Deleidi detto il Nebbia, “Donizetti con gli amici”, 1830 circa. Da sinistra, l’oste Bettinelli, Gaetano Donizetti, Dolci, Simone Mayr. In piedi, il pittore Luigi Deleidi

Oggetti e documenti ci mostrano poi Donizetti intento al comporre: i suoi materiali per scrivere (penne ma anche raschietti per correggere quanto scritto), soprattutto le partiture autografe che ci mostrano fasi, e pentimenti, del processo compositivo.

 

Particolarmente toccanti gli arredi della “Camera di Donizetti” (la poltrona, il letto e la coperta, il pianoforte che lo stesso compositore aveva acquistato per i Basoni a Vienna nel 1844), trasferita da Palazzo Scotti, la residenza bergamasca della famiglia Rota Basoni che aveva amorevolmente assistito il compositore negli ultimi mesi di vita.

 

LA STORIA DEL MUSEO

Le celebrazione del 1897 all’origine del Museo Donizettiano

Le origini del Museo Donizettiano risalgono al 1897 quando, in occasione del centenario della nascita di Gaetano Donizetti, la grande Esposizione Donizettiana nel Palazzo delle Scuole in Contrada Tre Passi (inaugurata il 22 agosto), fece nascere l’idea di avere in città una mostra permanente per celebrare Donizetti.

Il primo centenario della nascita del compositore diede occasione a festeggiamenti che culminarono nell’inaugurazione del monumento a lui dedicato opera dell’affermato scultore di scuola napoletana Francesco Jerace che ancora oggi si può ammirare nella Città Bassa, in piazza Cavour di fianco al teatro Donizetti. Il suo scoprimento avvenne il 23 settembre 1897 e fu preceduto dagli eventi che erano stati pensati a suo contorno: l’intitolazione a Donizetti del vecchio Teatro Riccardi, che si stava dotando di una facciata finalmente degna (ultimata però solo nel 1898) e la grande Esposizione Donizettiana inaugurata il 22 agosto 1897 nel Palazzo delle Scuole in Contrada Tre Passi

 

Nella grande mostra in Contrada Tre Passi fu esposto tutto il materiale donizettiano che era stato possibile reperire, sparso, oltre che in tutta Italia (Roma, Napoli, Milano, Venezia, Bologna), anche a Vienna e a Parigi. In testa a tutti, la collezione degli eredi di Donizetti, cioè i nipoti di suo fratello Giuseppe, residenti a Costantinopoli.

Nella Sezione Italiana spiccavano le partiture d’opera autografe messe a disposizione dall’editore Ricordi e dal Conservatorio di Napoli, le molte lettere degli eredi Vasselli di Roma (la famiglia della moglie di Donizetti) e Dolci di Bergamo (discendenti di Antonio, compagno di scuola e amico fraterno di Gaetano), le musiche autografe del periodo bolognese.

Insieme a tutto ciò che era appartenuto a Donizetti e che a lui si riferiva, vennero qui esposti anche cimeli, libri, lettere, musiche autografe, ritratti, dagherrotipi di vari altri artisti con cui il musicista bergamasco era stato in contatto durante la sua carriera, tra i quali figurano Gioachino Rossini, Giuseppe Verdi, Alexandre Sumas padre, Eugène Scribe, Gaspare Spontini, Adolphe Adam, e moti altri ancora.

Una mostra in grande stile, dunque, degna delle grandiose celebrazioni per il centenario. Ma, una volta esaurite tali manifestazioni, tutti questi preziosi cimeli furono a malincuore restituiti ai legittimi proprietari e, di conseguenza, sparsi nuovamente in mezza Europa.

Crebbe allora tra i bergamaschi il desiderio di creare in onore del loro grande concittadino una mostra permanente, in altre parole un museo, i cui organizzatori si occupassero di raccogliere, conservare ed eventualmente esporre al pubblico tutte le memorie donizettiane possibili. Occorsero comunque ancora cinque anni prima che ciò diventasse realtà.

Verso la fondazione del Museo Donizettiano

Fu la baronessa Giovanna Ginevra Rota-Basoni Scotti, ad assistere amorevolmente Gaetano Donizetti nei suoi ultimi mesi di vita, all’interno del palazzo dell’allora via San Cassiano, poi intitolata al compositore. E fu sempre la baronessa a compiere il primo e decisivo passo verso la formazione del Museo Donizettiano, donando (15 dicembre 1902) alla Congregazione di Carità di Bergamo quanto di donizettiano ancora possedeva la sua famiglia, legata da antica amicizia al compositore. A questi se ne aggiunsero molti altri provenienti dalla Biblioteca civica Angelo Mai: tali donazioni costituiranno il cuore e il nucleo propulsivo del Museo Donizettiano. Nel corso dei decenni il Museo si arricchì grazie a nuove donazioni e all’entusiasta operosità di Guido Zavadini (1868-1958), che di fatto lo dirigerà dal 1909 alla morte. Suo è anche il primo Catalogo generale del Museo, pubblicato nel 1936. Ad oggi tutto il materiale è stato digitalizzato e raccolto in un apposito sito

 

Nel 1902 era Consigliere Delegato dell’Opera Pia Misericordia Maggiore di Bergamo (creata nel 1265 per il soccorso dei bisognosi dal padre domenicano Pinamonte Brembati) il barone Cristoforo Scotti, nel cui palazzo s’era spento l’8 aprile 1848 Gaetano Donizetti. La camera dell’illustre ospite era stata mantenuta da allora intatta e veniva mostrata, di tanto in tanto, a visitatori d’eccezione. La sua parente Giovanna Ginevra Rota-Basoni Scotti, in gioventù amica del Maestro, era ancora in possesso di una cospicua quantità di cimeli donizettiani, da lei gelosamente conservati, salvandoli quindi da una possibile dispersione.

Conscio della responsabilità che gli toccava, il barone si adoperò affinché tali cimeli fossero ceduti alla Misericordia Maggiore, con l’obbligo da parte dell’Ente «di custodire in perpetuo la preziosa raccolta in modo conveniente e decoroso, tutta unita, ad eccezione dei libri, in quello dei locali della Pia Scuola di Musica che presenti le maggiori garanzie […] e che verrà chiamato Museo Donizettiano. Si obbliga ancora la Congregazione accettante a non asportare mai dal locale, né lasciare asportare tutti od alcuno dei cimeli in nessun tempo e per nessun titolo anche di Esposizione od altro» (dall’atto di donazione datato 15 dicembre 1902).

La Misericordia Maggiore (MIA), in seduta di Consiglio del 17 dicembre 1902, deliberò di accettare la donazione alle proposte condizioni (2) ed espresse un plauso riconoscente a nome di tutta la cittadinanza alla generosa nobildonna che, purtroppo, morirà il 31 luglio 1905, prima di veder realizzato l’intero progetto.

Erano in tutto 28 «Oggetti e memorie»: i mobili della camera di Donizetti (la poltrona, il letto e la coperta, il pianoforte che lo stesso compositore aveva acquistato per i Basoni a Vienna nel 1844), suoi oggetti personali, il ritratto fattogli da Giuseppe Rillosi nel 1848, cimelî, foto, lettere, alcuni pezzi di musica quasi tutti autografi, medaglie, libri.

Nello stesso 1905 il Comune di Bergamo autorizzò la concessione in deposito presso la MIA dei cimeli donizettiani di sua proprietà, conservati in massima parte presso la Civica Biblioteca Angelo Mai, allo scopo di concorrere alla fondazione di un museo dedicato a Gaetano Donizetti.

Infine, con deliberazione del 17 gennaio 1906, facendo riferimento anche alla munifica concessione del Comune, la MIA prese i provvedimenti per la costituzione del Museo donizettiano, collocandolo in una grande sala del palazzo che ospita l’Istituto Musicale, di proprietà dell’Ente stesso. All’interno del Museo una lapide ricorda la fondazione e il nobile gesto della baronessa.

La prima Commissione Conservatrice, composta dal Presidente dott. Ciro Caversazzi e dai membri barone dott. Cristoforo Scotti, monsignor Giuseppe Locatelli e dott. Luigi Giani, aprì il Museo al pubblico il 15 settembre 1906.

Tre anni più tardi giunse a Bergamo il prof. Guido Zavadini, vincitore di un concorso indetto dalla MIA per un posto di Ispettore-Segretario-Bibliotecario presso l’Istituto Musicale (3). Guido Zavadini, nato a Parma nel 1868 e valente musicista (fu un egregio esecutore di oboe e corno inglese), fu subito nominato anche Conservatore del Museo Donizettiano: incarico a cui si dedicò con passione sempre crescente, favorendo in prima persona l’incremento e lo sviluppo dell’istituzione. Infatti, per tutta la durata del suo incarico, durato quasi 50 anni, egli diede appassionatamente la caccia ad ogni manoscritto, ad ogni cimelio, ad ogni oggetto che fosse pertinente a Donizetti, accrescendo la raccolta in modo tale da rendersi necessaria la pubblicazione, 1936, del primo catalogo del Museo.

Ma la pubblicazione che diede il suggello al suo lavoro di studioso donizettiano fu il ponderoso volume Donizetti-Vita-Musiche-Epistolario, edito nel 1948 dall’Istituto Italiano d’Arti Grafiche di Bergamo. Tale opera, frutto di un trentennio di appassionato lavoro, ancora oggi costituisce per musicologi e studiosi donizettiani una formidabile fonte diretta di notizie sul massimo compositore bergamasco.

NOTE

(1) La Fondazione Bergamo della Storia si è occupata dell’archiviazione e della ricerca storica, mentre il Comune di Bergamo, tramite la Biblioteca Angelo Mai, si è assunto la responsabilità della conservazione della produzione musicale di Gaetano Donizetti, per cui è stata creata una sezione dedicata.

(2) Le pratiche di autorizzazione da parte del prefetto di Bergamo sono datate 12 gennaio 1903, mentre il 15 maggio 1903 si perfezionava l’atto davanti a un notaio.

(3) Nominato Conservatore a vita del Museo, Zavadini si spense novantenne nel 1958. Suo successore fu il prof. Giuseppe Cesati, al quale nel 1963 subentrò il M° Valeriano Sacchiero con la mansione di Conservatore Incaricato. Nel 1970 venne pubblicato, per iniziativa del Centro di Studi Donizettiani e curato da Sacchiero, il nuovo catalogo del Museo, enormemente ampliato rispetto al catalogo del 1936 e con un nuovo sistema di segnatura dei documenti. Il dott. Roberto Galati, nominato nel 1980 Conservatore Onorario oltre che del Museo Donizettiano anche del Museo del Risorgimento, si adoperò soprattutto per incrementare la raccolta iconografica del Museo. Il ruolo di conservatore è oggi conferito a Fabrizio Capitanio. Nel 2003 il Museo Donizettiano è entrato a far parte della Fondazione Bergamo nella storia, che gestisce complessivamente il polo museale afferente al Museo storico della Città-Museo Donizettiano.

Riferimenti principali

Conservatorio Gaetano Donizetti

Museo delle Storie di Bergamo