Fotografie di Maurizio Scalvini
Cornello dei Tasso è noto per aver legato il suo nome a quello dell’antica famiglia dei Tasso, conosciuta non solo per aver dato i natali ai due grandi letterati Bernardo e suo figlio Torquato ma anche per aver fondato il sistema postale, instaurando una fitta rete di collegamenti tra centinaia di città europee e dando al borgo un ruolo di rilievo rafforzato dalla fama del casato locale.
Ma la fama del borgo è dovuta anche all’importante ruolo di mercato rivestito lungo il percorso della Via Mercatorum, la sola che fino alla fine del Cinquecento permise di raggiungere le terre d’Oltralpe, facendo di Cornello la sede di floridi commerci.
Prima della costruzione della Strada Priula, che correva diritta sul fondovalle, Cornello era un luogo di passaggio obbligato, fungendo da cerniera fra la media e l’alta Valle Brembana situata ‘Oltre la Goggia’: la rupe su cui si trovava formava una stretta gola sul fiume Brembo impedendo il transito di uomini e merci ed obbligando a salire sui suoi ripidi dirupi discendendo dalla parte opposta.
Superato l’erta rupe del Cornello, i mercanti potevano scendere ripidamente alla contrada di Orbrembo, proseguire fino al passo San Marco e raggiungere la Valtellina – un tempo terra svizzera del Canton dei Grigioni – ed i valichi diretti verso l’Europa centrale.
Questa necessaria deviazione fece del borgo il crocevia di mercanti provenienti da tutta Europa.
La realizzazione a fondovalle di un tratto della Priula, garantì un percorso lineare ed agevole, permettendo di evitare la salita fino all’abitato.
Fino a quando la costruzione della Priula non lo escluse dai grandi traffici, il borgo di Cornello continuò ad essere sede di un importante mercato (secoli XV e XVI) (3), oltre che fulcro nel sistema viario postale che coinvolgeva l’intera Val Brembana, essendo stazione postale e di transito posta su lunghi percorsi: ed è proprio nel Quattro-Cinquecento, in piena dominazione Veneta, che si riscontra il momento di maggior sviluppo del borgo (come si evince del resto dalla ceramica rinvenuta sotto le rovine della più antica dimora dei Tasso e dagli affreschi quattro e cinquecenteschi conservati nella chiesa).
In seguito alla realizzazione della Priula, dopo tre secoli di fiorente attività, escluso dai grandi traffici che si svolgevano lungo la viabilità maggiore della valle il borgo perse le funzioni di luogo di sosta. Insieme a Cornello venne trascinato nell’oblio anche il borgo di Oneta, ad esso collegato lungo la Mercatorum, e i paesi in quota vennero lasciati in mano ai mercanti locali.
Divenuto marginale nel nuovo assetto viario, il centro perse attrattiva e vitalità e si innestò un processo di decadimento e parziale abbandono, che tuttavia permise la conservazione dell’originario tessuto urbanistico, restaurato nella seconda metà del Novecento.
E’ appunto grazie a tale requisito che Cornello ha potuto essere inserito nella lista dei “Borghi più belli d’Italia” (4).
IL BORGO DI CORNELLO
Stretto nell’esiguo spazio tra lo strapiombo sul fiume e la cima del monte, il borgo crebbe compatto ed estremamente raccolto, anche grazie alla disposizione a ferro di cavallo delle case, costruite assecondando le ondulazioni del terreno e formando un tutt’uno con il sistema viario.
Oltre ai condizionamenti naturali la struttura dell’abitato di Cornello è stata plasmata dalle attività che ne hanno caratterizzato la storia, data la duplice funzione di stazione postale e di mercato: la necessità di controllare e difendere le attività locali ha impresso al luogo il carattere di abitato fortificato. Una difesa rafforzata anche dalla presenza di un certo numero di armati, elencati a fine Cinquecento in 6 soldati archibugieri, 4 picchieri, 1 moschettiere insieme a 5 galeotti.
UNA “VISITA GUIDATA” A CORNELLO DEI TASSO
Il borgo è raggiungibile dopo aver percorso i pochi tornanti che lo separano dal fondovalle, seguendo le indicazioni attigue al piccolo parcheggio da cui si diparte la mulattiera lastricata che dolcemente introduce all’ingresso settentrionale.
Ma ancor più bucolico è imboccare la via Mercatorum all’uscita di Oneta, raggiungendo Cornello attraverso suggestive contrade immerse in ampie e quiete distese prative.
Il percorso ricalca le orme degli antichi viandanti, accompagnato dal fragore del Brembo che serpeggia gonfio e spumeggiante ai piedi della rupe del Cornello.
La solida via acciottolata dalle pietre levigate dall’uso, ben radicate, ben connesse l’una all’altra, è collaudata da innumerevoli inverni di neve: larga quanto basta per una cavalcatura con la sua soma, ripida quanto occorre per procedere senza affanno a passo sicuro, la breve mulattiera ha salvato Cornello dalla penetrazione dell’automobile: ed è incredibile come da subito s’intuisca l’armonia del luogo e la cura che gli abitanti dedicano al loro piccolo, prezioso sito.
Finalmente, in vista del suggestivo porticato meridionale, preceduto dai ruderi della più antica dimora dei Tasso, è possibile saggiare l’emozione di ripercorrere l’antica “Via dei Trafficanti”, lungo la quale trovavano riparo le carovane dei mercanti e dei corrieri postali.
Osservandolo a distanza, è evidente quanto Cornello sia rimasto quale appare nelle antiche stampe: un borgo alpestre dalla struttura compatta e dal carattere fortificato, abbarbicato su un declivio affacciato sul Brembo, lungo il quale si sviluppano tre file parallele di case in pietra grigia, ben adattate l’una all’altra come i sassi della mulattiera e disposte dal basso verso l’alto assecondando le pieghe del terreno: una sequenza che culmina nella bella e caratteristica chiesa romanica col suo campanile pendente, al centro di una magnifica e silenziosa radura.
Nella parte più bassa, rivolta verso valle e a strapiombo sul Brembo, corre ininterrotta una schiera compatta di abitazioni che evidenziano l’originaria caratteristica di fortificazione del borgo.
Parallela all’ardita schiera delle abitazioni corre la strada porticata, lunga un centinaio di metri e splendidamente mantenuta dai pochi abitanti rimasti.
Il portico riceve luce grazie alle arcate a tutto sesto dei cortili, contornate da possenti pietre di macigno scuro, tufo e puddinga.
Questa “galleria” dove il tempo sembra essersi fermato, è delimitata alle sue estremità dai due archi monumentali di accesso, originariamente affiancati da due possenti torri di guardia, di cui si è mantenuta solo quella posta a nord del borgo.
Nelle incisioni ottocentesche, la torre meridionale è raffigurata accanto alla primitiva dimora dei Tasso, di cui oggi restano i ruderi: un alto edificio fortificato distribuito su più terrazzamenti a strapiombo sul fiume, protetto da uno spesso muro di cinta e con poche aperture verso la valle.
La primitiva dimora dei Tasso, leggermente discosta dal nucleo compatto del borgo, risale all’epoca feudale e potrebbe aver ospitato i primi esponenti della famiglia Tasso, mandati in Valle Brembana in qualità di vassalli di feudatari di Almenno.
La posizione decentrata e rivolta a valle dell’antica dimora dei Tasso, permetteva di controllare le più importanti strade di accesso al paese: quella di fondovalle proveniente da S. Giovanni Bianco e quella da Dossena (da cui si raggiungeva la città) nonchè la strada a mezzacosta che attraversando Oneta portava in Valsassina, dall’altra parte della giogaia.
Nel contempo, la vicinanza con le aree commerciali connesse al servizio postale e di mercato, assicurava il controllo su tutte le attività economiche che si svolgevano nel borgo; un borgo che negli anni delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, forse costituiva il centro di potere e di controllo territoriale della famiglia Tasso, che ne avrebbe fatto un centro difensivo: numerosi avanzi di antichi fortilizi in Val Brembana testimoniano le lotte intestine condotte con saccheggi e rapine, ai tempi in cui Cornello era spiccatamente Guelfo (5).
Al riparo del porticato si allineano le aperture delle antiche botteghe che costituivano il cuore commerciale del paese, con alloggi, osterie, depositi di mercanzie e di posta, e con stalle e scuderie in cui si provvedeva al cambio dei cavalli. In ogni ambiente, dietro ogni ruvido portone segnato dal tempo, si intrecciano le mille vicende accadute nel borgo, di cui pare di sentire ancora l’eco.
Lasciamo il livello inferiore dell’abitato per dirigerci nel cuore del borgo, approfittando dei suggestivi camminamenti interni: uno degli artifici adottati per permettere agli abitanti di comunicare tra loro senza avere contatti con l’esterno: i vani interrati o posti lungo la via porticata comunicavano con le sovrastanti parti abitative tramite botole ed esistevano camminamenti sotterranei e trasversali che mettevano in comunicazione abitazioni anche poste su diversi livelli.
Il secondo livello dell’abitato è posto a metà tra la via porticata e la chiesa; è formato da una caratteristica schiera di case, strette l’una all’altra ed affacciate su una contrada vivace ed animata, dove trova posto l’ufficio turistico e filatelico nonché l’antica Trattoria Camozzi.
Sulla via sterrata, si affacciano pittoresche logge in legno, che insieme agli attrezzi agricoli appesi ai muri riportano ad un mondo semplice e intimamente legato ai cicli naturali, quando sui travetti si essiccavano i prodotti agricoli e boschivi, e le arcatelle erano stipate di fieno o di derrate alimentari.
Molto suggestiva la visita serale al borgo, comprensiva di pernottamento presso la Trattoria Camozzi, dove assaggiare prelibati piatti tipici della tradizione locale, ed in primis eccellenti salumi e casoncelli, seguiti da succulenti brasati annaffiati da buon vino.
La contrada si collega al sagrato della chiesa, che un tempo doveva ospitare il piccolo cimitero del paese.
Dall’altro lato, la bella contrada si collega al gruppo delle case “signorili” che racchiudono il borgo a meridione, tra cui spicca quella della famiglia Bordogna, con i due stemmi di affrescati sulla facciata. Le linee architettoniche indicano il prestigio dei Bordogna, una delle famiglie più importanti del paese.
Vi sono poi naturalmente gli edifici appartenuti al casato dei Tasso: proprio alla testata del borgo vi è il palazzo di famiglia, mentre i due edifici attigui sono allestiti a Museo dal 1991.
Il palazzo dei “Tasso del Cornello” è riconoscibile dal grande stemma dipinto. Al suo interno conserva i fregi dipinti, gli affreschi e un soffitto a cassettoni. In alcune stanze stanze è presente una raccolta di strumenti e oggetti di vita contadina oltre al caminetto con lo stemma di famiglia. Nel palazzo tornò a vivere i suoi ultimi anni Davide Tasso (uno dei quattro fratelli che subentrarono agli zii nella gestione delle linee postali imperiali), dopo aver avviato la posta imperiale a Venezia (6).
Accanto, il Museo dei Tasso e della Storia postale è distribuito in due diversi edifici: uno raccoglie documenti relativi ai Tasso del Cornello e delle contrade vicine e più in generale alla storia del borgo; l’altro offre alla visione del pubblico il vasto repertorio documentario sul casato dei Tasso nella specifica attività postale con le vicende che si svolsero a dimensione europea dalla fine del secolo XIII alla metà del secolo XIX: in tutto circa 300 documenti, tra lettere, mappe dei percorsi postali, manifesti e libri antichi. Ad ingresso gratuito, il Museo è aperto tutto l’anno dal mercoledì alla domenica.
Saliamo ora al terzo ed ultimo livello, caratterizzato dalla presenza della chiesa dei Santi Cornelio e Cipriano, protetta ad ovest dal monte. La divisione a livelli dell’abitato permise anche la caratterizzazione dei tre aspetti principali della vita sociale di Cornello: quello commerciale, quello civile e quello religioso.
La chiesa (XII-XIII secolo), con il suo campanile pendente rappresenta uno degli elementi di maggiore interesse romanico in Valle Brembana. Fu creata, sostenuta e gestita dalla famiglia Tasso di Camerata, la cui presenza è attestata dal loro altare privato, dai due affreschi dedicati a Santa Caterina D’Alessandria (patrona dei corrieri postali), dalle dedicazioni degli affreschi e dal loro stemma primitivo, con il corno postale e il tasso, che compare sulla cornice della pala con la Crocifissione, nella prima campata a sinistra.
La chiesa era inoltre collegata alla via meridionale di accesso al paese mediante un un sottopasso a gradoni (ora chiuso), intuibile dalle tracce di un arco leggibile nella sezione inferiore della casa che la fronteggia (oltre la piazza).
LA CHIESA ROMANICA DEDICATA AI SANTI CORNELIO E CIPRIANO
Giunti alla sommità del borgo, si raggiunge la piazzetta principale con la chiesetta romanica a navata unica, anticipata dal sagrato che un tempo fungeva probabilmente da cimitero e completata dal suggestivo campanile pendente, alleggerito da quattro aperture a bifora, ognuna con colonnina centrale. La copertura a piode è tipicamente montana.
La facciata, rivolta a mezzogiorno, è semplice ed ha un impianto in pietra squadrata. Il bel portale venne aperto in sostituzione di quello laterale tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, epoca a cui risalgono anche le finestrelle dalle cornici trilobate in facciata e sul lato nord.
Così come oggi appare, la chiesa è quasi certamente il risultato della radicale trasformazione di un precedente edificio che doveva esistere già intorno ai secoli XII-XIII, e di cui sono rimaste poche tracce. Venne notevolmente trasformata, probabilmente anche nell’impianto, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, grazie all’importanza che Cornello aveva assunto dal punto di vista economico come via di passaggio per l’Oltralpe. E’ a questo periodo infatti che risalgono gli affreschi, alcuni dei quali databili al 1475.
All’interno, la navata è divisa in tre campate da alti archi a sesto acuto, coperta da travature lignee; le pareti interne sono pressoché interamente affrescate.
Ritroviamo i Santi Cornelio e Cipriano, patroni della chiesa, nell’affresco dell’abside, concepito come un grande polittico: una Madonna in trono e santi, dipinti in eleganti proporzioni di linee, forme e colori.
Sulle pareti laterali, un variopinto ciclo di affreschi realizzato tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento, presenta scene della vita di Cristo e numerosi santi dalla spiritualità semplice ed umile, accanto a soggetti che riproducono esempi tipici di vita popolare, accostati a personaggi in abbigliamento sfarzoso.
Vengono così riproposte le figure legate al borgo, animato da una maggioranza di contadini e di piccoli artigiani, così come da alcune famiglie di rango elevato: un piccolo spaccato della vita sociale ed artistica della Valle Brembana.
Questo ciclo, per la complessità dei temi e il notevole gusto stilistico, è considerato uno dei più pregevoli tra quanti adornano le chiese della Valle, ed avvalora l’ipotesi che tra gli esecutori vi siano i Baschenis di Averara.
Fra i soggetti religiosi, risultano di particolare interesse le figure di S. Agata, S. Stefano, S. Giorgio, che rimandano ad età paleocristiana e longobarda: un dato curioso ma del tutto insufficiente a ricondurre l’origine del borgo fortificato all’altomedioevo.
Strettamente connessa alla vita locale e di notevole valore storico è la figura di S. Eligio (590-660), orafo e cesellatore vissuto presso la corte merovingia. Il Santo, protettore dei maniscalchi, è rappresentato nell’atto di ferrare un cavallo sull’uscio di una bottega nella quale fanno bella mostra tutti gli strumenti del mestiere (incudine, chiodi, tenaglie): un chiaro riferimento ad ambienti, costumi ed attrezzi da lavoro dell’epoca.
Vi è inoltre una pregevole Adorazione dei magi ed una Crocifissione conservatasi solo in parte, mentre sono ormai scomparsi i lacerti degli affreschi che affiancavano il portone, raffiguranti San Cristoforo (diffuso e venerato nelle vallate alpine) e Sant’Antonio: figure che ricorrono anche nel vicino borgo di Oneta, dove un forzuto San Cristoforo che guada i fiumi con Gesù Bambino sulle spalle, è raffigurato sul porticato della chiesa del Carmine, fatta costruire intorno al 1473 dalla famiglia Grataroli, anch’essa in rapporti con Venezia.
S. Cristoforo è infatti generalmente dipinto sulle facciate delle chiese, messo lì a protezione dei viandanti della Via Mercatorum. Ed anche noi, come gli antichi viandanti proseguiamo il nostro viaggio incamminandoci lungo un sentiero che conduce alla borgata di Bretto.
DAL CORNELLO ALLA CONTRADA DI BRETTO
Perchè salire a Bretto? Perchè da lassù si può godere di un’ampia vista panoramica e perché la borgata è legata a quella di un ramo della famiglia Tasso: i Tasso di Bretto.
Questo ramo dei Tasso vi si stabilì nella prima metà del Trecento, staccandosi dal ceppo originario dei Tasso del Cornello e dando origine a una dinastia che fu coinvolta nella gestione dei collegamenti postali per conto di Venezia, protrattasi fino alla prima metà dell’Ottocento. Fra costoro, Giovanni Battista acquistò il Palazzo di Comonte, nei pressi di Seriate, che fu adottato come residenza principale della femiglia.
Il minuscolo borgo, suddiviso in due contrade, è circondato da prati e boschi al cui centro si trova la chiesa di San Ludovico di Tolosa, concessa in juspatronato alla famiglia Tasso.
Segni tangibili della presenza dei Tasso in questo luogo, sono anche il palazzo signorile all’ingresso di Bretto alto, arricchito da alcuni affreschi tra i quali compare lo stemma dei Tasso…
…nonchè l’antico palazzo Tasso nella contrada di Bretto basso, in cui è ancora visibile lo stemma del casato al centro della facciata principale.
Gli edifici in precarie condizioni che si affacciano sulla piazzetta antistante il palazzo, erano un tempo pertinenze dell’abitazione padronale.
Nel Settecento i Tasso del Bretto acquisirono anche il titolo nobiliare di conti del Monte Tasso, attraverso l’infeudazione dei loro beni in questa località. La fine del secolo pose fine alla presenza della famiglia a Bretto, in quanto le ultime discendenti del ramo – Maria Teresa Tasso e Livia Maria Tasso – vendettero tutte le proprietà che possedevano nel borgo e si stabilirono definitivamente a Bergamo.
Volendo proseguire, per gli amanti del trekking è possibile imboccare un sentiero, che da Bretto conduce alla minuscola contrada di Pianca, abbarbicata sotto le nude rocce del Concervo, oppure piegare per Oneta concludendo il verdeggiante giro ad anello.
In entrambi i casi, sarà un’ottima occasione per godere degli albori di primavera.
DUE PAROLE SUL TASSO DEL CORNELLO E LE POSTE
Il Cinquecento è il secolo dello sviluppo dei commerci a largo raggio, che intensificano gli scambi e le comunicazioni fra le grandi città, le corti europee e il Levante.
Il commercio dei mercanti veneziani avveniva nei grandi mercati e nelle fiere d’Europa, dove essi portavano le merci che acquistavano in Oriente, molto ricercate da tutti i popoli europei. In questi luoghi non poteva mancare la presenza dei corrieri, che veicolavano velocemente le notizie di carattere economico, riguardanti i prezzi, le merci, la presenza dei mercanti, essenziali per il buon risultato degli scambi.
Tra i corrieri che esercitavano questa attività, si distinsero alcuni che provenivano dal bergamasco, in particolare dalla Val Brembana e tra questi alcuni della famiglia Tasso del Cornello, che portarono a Venezia la loro esperienza già acquisita in passato e dove i vari rami del casato svolsero dapprima un ruolo importante nella fondazione e nella gestione della Compagnia dei Corrieri veneti (nata nel 1306), la società commerciale composta da 32 soci, quasi tutti bergamaschi, che gestì i collegamenti postali per conto della Serenissima fino alla fine della Repubblica.
In breve tempo, la loro abilità nel trasportare corrispondenza non fece che accrescere la loro fama, tanto che dopo il 1460 alcuni esponenti della famiglia furono chiamati a organizzare le Poste pontificie, incarico che ricoprirono fino al 1539.
Nel frattempo altri Tasso, e in particolare i fratelli Francesco e Janetto, ottenevano i primi appalti per comunicazioni postali nel Tirolo, ad opera di Massimiliano I d’Asburgo, incarichi poi confermati e ufficializzati nei primi anni del Cinquecento dal figlio Filippo il Bello e dal nipote, il futuro imperatore Carlo V, con una serie di trattati postali.
Fu l’inizio della grande epopea che vide questi intraprendenti personaggi, originari della montagna bergamasca, ricoprire per secoli l’incarico di mastri generali delle Poste imperiali, rappresentando una delle prime imprese multinazionali europee.
Con tale ruolo i Tasso crearono una fitta rete di collegamenti tra centinaia di città europee, dando vita ad un’impresa – un vero e proprio monopolio del servizio postale – che in breve raggiunse i vertici del potere finanziario, garantendo ai suoi esponenti onori, privilegi e blasoni.
Nel Seicento il ramo tedesco della famiglia, noto con il nome di Thurn und Taxis, ottenne dagli imperatori il titolo principesco.
Il tutto partendo da questo piccolo borgo montano, splendidamente sospeso tra natura e storia.
COME ARRIVARE
PER CORNELLO DEI TASSO Per chi arriva con l’autostrada A4, si esce a Dalmine proseguendo poi sulla Statale in direzione di Villa d’Alme’ – Valle Brembana, si attraversano Zogno, San Pellegrino Terme, San Giovanni Bianco. Dopo circa 35 Km a Camerata Tasso si lascia la statale per deviare a sinistra verso Cornello dei Tasso e dopo un paio di tornanti si arriva al parcheggio: il paese di Camerata Cornello e’ raggiungibile a piedi dopo 5 minuti di comoda passeggiata.
PER BRETTO Vi si accede dalla comoda strada asfaltata che da Camerata Cornello conduce alla Brembella, dopo circa 3 km bivio a sx per il Borgo del Bretto, a pochi metri da questo bivio la strada si dirama sulle due contrade, Bretto alto e Bretto Basso, distanziati fra loro da poche centinaia di metri.
Note
(1) Camerata è citata per la prima volta come Camarata in una pergamena conservata all’Archivio vescovile della Curia di Bergamo datata al 9 gennaio 1181, benchè di Camarata non vi sia menzione negli Statuti di Bergamo del 1331. Solo negli statuti del 1353 si ricorda un comune “de S.ta Maria de Camerata”, cui spettava insieme ad altri centri la manutenzione della strada che dal ponte della Morla conduceva in Val Brembana. Queste denominazioni sicuramente identificano l’attuale comune di Camerata Cornello (P. Marina De Marchi, Antonio Zavaglia, Il caso di Cornello del Tasso in Val Brembana (Bergamo).
(2) Documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Bergamo e la Parrocchia di Camerata Cornello comprovano che la famiglia Tasso era originaria del Cornello: il primo esponente, Omodeo (Homodeus de Taxis de Cornello, morto nel 1290), è citato già nel 1251. Secondo un’altra fonte, il primo documento che menzioni la famiglia de Tassi di Camerata risale al 1233; un de’ Taxis è ricordato con il titolo di consul di Cornello e in questa veste pubblica partecipa ad una riunione che stabiliva le modalità di verifica di misure e pesi ogni tre anni. Altre fonti riportano che nel 1313 un membro della famiglia Torriani di Milano si rifugiò a Cornello prendendo il cognome de’ Tassi (P. Marina De Marchi, Antonio Zavaglia, Il caso di Cornello del Tasso in Val Brembana (Bergamo).
(3) La presenza del mercato a Cornello è fatta risalire a un’età precedente al 1430 (attribuita a Cornello da Pandolfo Malatesta, signore di Bergamo, e ribadita dai Veneziani nel 1451, allo scopo di riattivare l’attività economica dopo gli scontri tra la repubblica di Venezia e i Visconti di Milano (B. Belotti, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, Bergamo 1960, vol. 3, pp. 17, 49, 89). Nello Statuto della Val Brembana si legge che la funzione di mercato viene attribuita a Cornello da Pandolfo Malatesta (signore di Bergamo tra il 1409 e il 1418), come atto di ostilità contro altri comuni della valle, oltre la Goggia, protetta dai Visconti. Tale funzione viene ribadita dai Veneziani a favore di Cornello nel 1451, allo scopo di riattivare l’attività economica: nel 1439, a seguito degli scontri tra la repubblica di Venezia e i Visconti di Milano il paese avversario di S.Giovanni Bianco aveva infatti avanzato la richiesta di svolgere questa attività.
(4) Il borgo è formalmente vincolato con D.M. 2 aprile 1965, ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497, che dichiara il “notevole interesse pubblico” del vecchio nucleo abitato di Cornello del Tasso.
(5) In Val Brembana centro di simpatie spiccatamente guelfe erano Giovanni Bianco e i paesi limitrofi, come la parte alta di Zogno, Poscante, Endenna, Camerata, Ponteranica e Sorisole; erano invece ghibelline la parte bassa di Zogno, Stabello, Sedrina, Villa d’Almè e Brembilla, la cui giurisdizione comprendeva un’area molto vasta che includeva gli attuali comuni di Brembilla, Gerosa, Blello, ed anche Ubiale Clanezzo Berbenno, Strozza e Capizzone).
(6) Tarcisio Bottani, responsabile dei servizi educativi del Museo dei Tasso e della Storia Postale).
Alcuni riferimenti
P. Marina De Marchi, Antonio Zavaglia, Il caso di Cornello del Tasso in Val Brembana (Bergamo).
Sergio Stocchi, Sulle vie dei Trafficanti – Un itinerario inedito in Val Brembana. In: L’Umana Avventura, Jaka Book.