La chiesa di S. Alessandro in Colonna, intitolata al patrono di Bergamo, si trova nell’omonima via in Bergamo bassa ed è il cuore del borgo omonimo. Asse di una delle direttrici che si diramano da Città Alta, la si raggiunge da piazza Pontida o attraverso l’animata via XX Settembre.
Benchè la tradizione la voglia già eretta nel VI secolo, sopra le rovine di un tempio pagano di cui non si hanno testimonianze, la presenza della chiesa è documentata solo dal secolo XI. Il primo documento riconosciuto risale infatti al 1133, quando è indicata come “Ecclesia S. Alexandri quae dicitur in columna” (Lupi, Codex Diplomaticus, II, co. 975), in riferimento alla presenza sul luogo di resti romani come colonne monumentali.
La consacrazione del 1474 ricorda la ricostruzione della chiesa a seguito di un crollo. Al 1627 è documentata una seconda consacrazione per sistemazioni dell’edificio secondo le indicazioni borromaiche, mentre nel 1739 la chiesa venne nuovamente rinnovata ed ampliata, anche se per il suo completamento bisogna attendere il 1780 quando venne realizzata la cupola e la facciata principale.
La ristrutturazione dei primi anni del XVIII secolo, attuata su disegno di Marco Alessandri, cancellò alcune parti di notevole valore come la cappella del Santissimo Corpo di Cristo che era stata progettata nel 1511 da Pietro Isabello e di cui rimangono solo i pilastri di pietra poi inglobati nella realizzazione successiva (1).
Il campanile venne iniziato nel 1842, su disegno di Giovanni Bovara, mentre il completamento da parte di Virginio Muzio è del 1904. E diviso in sei livelli e si conclude con una complessa cella campanaria (2). Su di esso svetta la statua della Madonna del Patrocinio. Nel complesso, il campanile contrasta con la severità dell’intero complesso architettonico.
(1) La chiesa di sant’Alessandro in Colonna, La Rivista di Bergamo.
(2) Il campanile ospita un concerto di 12 campane in la2, tra i più imponenti della Lombardia; 10 di esse formano la scala maggiore di la2, mentre le due restanti servono per formare la scala maggiore di si2. Le 8 campane in la2 sono state fuse dalla fonderia Pruneri di Grosio nel 1905, mentre le altre 4, dalla fonderia Ottolina di Seregno nel 1951
Nella basilica si trovano inoltre due organi monumentali costruiti dai Serassi: l’organo maggiore, costruito nel 1781, collocato nell’abside ai lati dell’altare maggiore, e l’organo della cappella della Madonna del Patrocinio, costruito nel 1844.
Visibile non solo per la sua mole, con l’austera facciata neoclassica, la chiesa si caratterizza per la presenza dell’alta colonna, composta da diversi blocchi di epoca romana, che si innalza sul sagrato, la stessa alla quale – come vuole la tradizione – venne decapitato Alessandro, futuro patrono della città, nel III secolo d.C.
La colonna, ben visibile sul piccolo sagrato antistante la chiesa, è citata da molte fonti antiche come “Colonna del Crotacio”(3), cittadino che forse risiedeva o che si fece seppellire nei pressi, ponendo un monumento (la colonna appunto) sormontato da un idolo, da cui il luogo prese il nome di “Vico Crotacio”(4), l’antica denominazione del borgo di S. Leonardo.
Fu solo dopo il Mille che il borgo cominciò a chiamarsi “Vico S. Alessandro” (5).
In realtà, la colonna originaria, che doveva essere ancora visibile nel 1575 perchè citata nelle visite pastorali, ha subìto modifiche nel 1618.
(3) “I primi secoli del’Era Cristiana quanto alla storia nostra politica sono ancora più d’ogni altro antecedente avvolti nella incertezza, e in una invincibile oscurità. In que’ tempi alcuni nostri scrittori assegnarono alla patria un governo di duchi, de’ quali Crotacio il primo, investito dall’imperator probo, e s. Lupo l’ultimo, che fu padre della beatissima Grata curatrice del corpo di S. Alessandro. Ma sulla erroneità di siffatta opinione, e sulla incompetenza di un tal titolo ai governanti in quell’epoca convien leggere il precitato Codice del canonico Lupo capo IV. e § V., e altrove” (Dizionario odeporico: o sia, storico-politico-naturale della provincia bergamasca (Giovanni Maironi da Ponte).
(4) Mario Lumina, La chiesa di S. Alessandro in Colonna, S. Alessandro in Colonna, Greppi, Bergamo, 1977, pp. 6/8.
(5) Mario Lumina, ibidem.
L’interno della basilica, a navata unica e a croce latina che si apre su quattro cappelle per lato, rispecchia pienamente il linguaggio neoclassico, con l’imponente volta a botte unghiata sorretta dall’alto cornicione e dalle slanciate semicolonne con i capitelli corinzi. Il transetto, poco profondo, raggiunge l’ampiezza delle cappelle.
Adiacente al presbiterio vi è la cappella della Beata Vergine del Patrocinio, edificata sul luogo di un antico cimitero.
Le cappelle laterali e le sagrestie sono ricche di opere di pregio come il Martirio di Sant’Alessandro (1623) e Posa della prima pietra del tempio (1621), entrambi di Enea Salmeggia, Santa Grata che raccoglie il capo di Sant’Alessandro di Gian Paolo Cavagna (1621), Il Martirio di San Maurizio di Alessandro Balestra, l’Ultima Cena e la Natività di Leandro Bassano, la Deposizione di G.B. Bassano, l’Assunzione della Vergine di Girolamo Romanino, Santa Grata presenta al padre i fiori sbocciati dal sangue del martire di Francesco Zucco (1621), una Deposizione di Lorenzo Lotto.
Nella terza sagrestia si conserva una Natività di Alessandro Bonvicino detto il Moretto e la Madonna dello Scoiattolo di Giovanni di Giacomo Gavasio e, in alto sopra il cornicione, La Trinità di Enea Salmeggia, copia dell’opera del Lotto, di cui la critica indica una datazione attorno al primo decennio del Seicento.
Sulla parete destra del transetto, accanto alla Cappella del Corpus Christi, si trova San Pietro, San Paolo e San Cristoforo in gloria, un dipinto del primo Seicento di Giovan Paolo Cavagna, unico per la scelta iconografica dell’artista.
Nel 1997 la chiesa è stata proclamata Basilica.
Bibliografia e sitografia
Giosuè Berbenni (a cura di), Organi Storici della Provincia di Bergamo, Bergamo, Provincia di Bergamo, 1998.
Fabio Pasquale (a cura di), Basilica di S. Alessandro in Colonna – Bergamo – Luogo di fede e d’arte, Bergamo, Artigrafiche Mariani & Monti, 1999.
Flora Berizzi, Bergamo, Milano, Electa, 2007.
Tosca Rossi, A volo d’uccello – Bergamo nelle vedute di Alvise Cima – Analisi della rappresentazione della città trà XVI e XVIII secolo, Litostampa, Bergamo, 2012.
http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/BG120-00531/
AA.VV., Guida alle Chiese di Bergamo, Bergamo 2006.